Napoli, 4 gennaio 2011 – Non trascorrono 24 ore dall’addio alla presidenza di Asìa, che per il torinese Raphael Rossi l’appuntamento è ancora una volta a Napoli. Luogo d’incontro, non il Comune né la sede della partecipata per la raccolta spazzatura, ma la Procura della Repubblica partenopea. Lì Rossi era atteso dai magistrati della Procura di Napoli, che l’hanno sentito nell’ambito di un’inchiesta sui rapporti tra l’azienda controllata dal Comune ed Enerambiente, Un’indagine complessa che affonda le sue radici a poco più di un anno fa, relativa a due vicende che vanno ad intrecciarsi. A cominciare da un episodio: il danneggiamento dei mezzi nell’autoparco di Enerambiente. A questo di aggiungano, ma non è slegato da quel raid che poco ha avrebbe a che vedere con il gesto di vandali, le presunte pressioni per effettuare assunzioni nel sistema della raccolta. Un’inchiesta sfociata nel dicembre del 2010, che mirava a far luce su assunzioni inutili ed illegali nel settore dei rifiuti e su di un giro di tangenti che sarebbero state versate anche a funzionari dell’Asia. Secondo l’accusa gli indagati, dopo avere stipulato accordi contrattuali con le cooperative, diretti a immettere nel servizio appaltato personale che sforava il limite fissato in 450 unità, minacciarono la fine dell’accordo se non avessero ricevuto somme di denaro per dirigenti, amministratori e collaboratori di Enerambiente nonché per pagare a loro volta tangenti a funzionari di Asia.
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