Napoli, 2 gennaio 2012 – Se pur vagante, il proiettile che ha ucciso Marco D’Apice, ristoratore 39enne, lo ha centrato da una distanza ravvicinata. Con un impatto tale da devastargli il volto. Il giallo è tutto qui, contenuto in una prima, ancora sommaria, perizia balistica effettuata dagli uomini della Scientifica di Napoli. Molto potrà dire la perizia conclusiva, a cui bisognerà aggiungere l’esito dell’esame autoptico. Ma dettagli importanti potrebbero arrivare, in queste ore, anche dagli interrogatori in atto di familiari e amici della vittima, gli stessi che in quegli istanti in cui si è consumata la tragedia, poco dopo lo scoccare della mezzanotte del 31, stavano festeggiando l’arrivo del nuovo anno dentro e fuori il locale di Marco D’Apice, il ristorante “Villa Alexus”, alla periferia del comune di Casandrino.
Ad avallare, almeno in un primo momento, il teorema della pallottola vagante, i numerosi bossoli trovati sul luogo in cui si è verificata la tragedia: almeno nove bossoli 7,65, dello stesso calibro del colpo che ha centrato il ristoratore e messo fine ai suoi giorni. Epilogo della maniera più scellerata di festeggiare il Capodanno, a suon di colpi di arma da fuoco.
Ma nelle ore prende sempre più corpo l’ipotesi che potrebbe essersi trattato di omicidio. Perché appare quasi certo che chi ha sparato doveva trovarsi a breve distanza dall’uomo. Si pensa proprio uno tra quanti si trovavano in quei frangenti con la vittima. Gli stessi che in queste ore vengono interrogati, in qualità di persone informate sui fatti, dagli agenti della squadra mobile della questura di Napoli.
Esclusa del tutto, invece, l’ipotesi della morte provocata da un razzo. Il 39enne, era intento ad accendere una “batteria” di fuochi “aerei” quando, colpito dal proiettile, si è accasciato sugli artifici pirotecnici che sono in parte esplosi in quanto la miccia era stata già accesa in precedenza.
RSS feed for comments on this post. TrackBack URL