La querela di Oddati fa abbassare i toni delle polemiche sul Forum delle Culture. Roberto Vecchioni scrive una lunga lettera a Repubblica. Un flusso di coscienza alla Joyce, in cui cerca di riprendere i fili della questione che sembra sfuggita di mano. Il cantautore milanese parte dagli errori, riconosce di aver sbagliato con l’ex presidente Oddati.
“Nella concitazione di risposte e contro risposte a un nugolo di domande – scrive Vecchioni – mi deve essere uscita una frase decisamente infelice, che non corrisponde a ciò che penso né a ciò che volevo dire”. Per il cantante si tratta di una decina di parole sbagliate, venute fuori in tre ore di conversazione con i giornalisti. Parole che avevano fatto saltare dalla sedia Oddati, perché lo dipingevano come un presidente assente, che prendeva soldi mettendo firmando qualche atto ogni tanto.
“Ho formulato certamente male il mio pensiero – ribadisce il cantante – intendevo riferirmi a tutta una mentalità che spesso ha afflitto Napoli, verso la quale il sindaco de Magistris e i napoletani stanno tentando di opporsi”. Nel mirino di Vecchioni insomma c’era chi ha confuso la funzione politica con una gestione personale del potere, non certo Oddati verso il quale ribadisce rispetto. Una stima provata nel giorno stesso dell’avvicendamento alla presidenza, secondo il cantante, che chiamò l’ex assessore comunale della giunta Iervolino pregandolo di continuare a lavorare insieme. Oddat poi fece una scelta diversa. Poi è arrivata la pressione dell’opinione pubblica sulla questione compensi, che ha fatto volare qualche parola di troppo. Ma, nella lettera, Vecchioni cerca di ricordare l’entusiasmo con cui ha accettato l’incarico, la necessità per Napoli di cambiare. Resta da capire se con o senza la sua presidenza al Forum.
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