Napoli, 1 novembre 2011 – Ha ripreso a lavorare all’ospedale Cardarelli e sarà proprio dal posto di lavoro che Annarita Buonocore attenderà la sentenza della Corte di Appello salernitana per il rapimento del piccolo Luca commesso dalla donna 7 giugno del 2010 nel nosocomio Umberto I di Salerno. In quell’occasione l’infermiera 43enne si finse dipendente dell’ospedale salernitano per portare via il neonato ma fu subito rintracciata e condannata con rito abbreviato a 6 anni di reclusione. Dopo aver scontato nove mesi di carcere la donna ha ottenuto gli arresti domiciliari e in realtà ha ripreso servizio presso il nosocomio partenopeo già dallo scorso 16 di agosto come deciso dai giudici – in quanto il suo lavoro è l’unica fonte di sostentamento per la donna – e confermano dall’amministrazione del Cardarelli, prestando servizio tutti i giorni dalle 8 alle 14, nel complesso operatorio di chirurgia generale. Un settore che è stato definito protetto in quanto la donna non ha alcun contatto con i degenti. Dal giorno del suo rientro assicurano i responsabili sanitari non si è verificato alcun problema. L’episodio di cui si rese protagonista l’infermiera, fu la conseguenza come raccontò lei stessa di un aborto e del desiderio di un figlio maschio. Dopo la cattura la Buonocore spiegò dunque, le sue ragioni. La donna che ha già due figlie, una di venti e una di dodici anni, perse il bambino che aspettava dal suo amante, un amministrativo del suo stesso ospedale, il Cardarelli, ma non aveva avuto il coraggio di dirglielo e aveva continuato a fingere di essere incinta per evitare di essere lasciata. Lo stesso collega e amante della donna alla notizia del rapimento raccontò agli inquirenti di non saperne nulla e di essere stato lui stesso vittima di quell’inganno frutto di una maternità clandestina tanto desiderata.
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