Ci vuole poco ad eleggere il Napoli di Verona il più brutto delle ultime tre trasferte con sconfitta: responso molto amaro per quanti attendevano invece un impatto deciso e cattivo alla serata del Bentegodi. A Palermo il gol-omaggio di Lazaar era arrivato dopo un primo quarto d’ora discreto, con la squadra poi trafitta di ripartenze. Il ko di Torino è maturato quando si giocava ormai stabilmente nella metà campo granata, per la solita sbandata spezza gambe. Il Napoli di Verona non ha mai centrato la partita. Morbido come il burro che ha reso “eterno” alla sua gente Luca Toni. Il Verona aveva fame di riabilitarsi dopo la lezione subita all’andata, denti affilati, gamba piena per togliere ogni spazio ai dirimpettai e fruttifera condotta all’italiana. Missione facile perchè il Napoli se n’è restato buono, domato anche nel flebile tentativo di reazione. Il senno di poi non da punti, è tuttavia la prova d’insieme a lasciare senza parole. La rotazione di Benitez (che non può esser buona solo quando si vince) consegna al campo una squadra “rallentata”, con pochissime idee e senza la personalità di Higuain. Può bastare la panchina del Pipita a spiegare il lungo black out veronese? Che invece ricorre in campionato dove avversari medio-piccoli continuano a fare la voce grossa. E’ nella testa che il Napoli all’improvviso viene meno e in queste occasioni neppure al formidabile attacco (rimescolato nel disperato finale veronese) riesce di mettere a posto le cose. Si può discutere sull’opportunità o meno di far sedere tutti insieme Higuain, Callejon, Maggio per proporre i Mesto, i De Guzman o i Zapata: la verità è che il principio dell’alternanza o lo si accetta fino in fondo, indipendentemente dal risultato, o davvero ad inizio stagione è giusto che si scelga un solo obbiettivo, da perseguire senza certezze assolute. Se invece si crede che i muscoli del Pipita possano tener botta tranquillamente ai colpi dell’usura allora il discorso cambia. In buona sostanza, giocando ogni quattro giorni è da mettere in conto anche il rischio che Verona torni ad essere fatale: senza per questo accettarlo di buon grado ma evitando l’incoerenza che fa urlare alla perfezione quando invece sono proprio le seconde linee a decidere le partite. Potrà rialzarsi subito la squadra a Mosca per centrare i quarti di Europa League, intanto in campionato la missione è chiara: mettere i paraocchi e correre a più non posso, limitando pasticci e cali tanto evidenti di tensione. Ogni errore, da qui in avanti, potrebbe essere letale nella giungla per la Champions…
Silver Mele
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