Un pareggio nel finale non vale questa volta l’esultanza. Il Napoli gestisce a Bergamo la partita ma ha il ricorrente, doppio demerito: non azzannarla nel momento di maggiore spinta e soprattutto incassare il gol dell’Atalanta al primo, vero affondo. Il merito è del solito Denis, alla sesta marcatura contro la sua ex squadra. Il Tanque ha vita facile nel cuore della poco accorta retroguardia azzurra: può infatti metter dentro di testa come la volee del tennista a campo vuoto dopo il via libera lasciato da Ghoulam a Raimondi. Aveva fatto lo stesso Zuniga con Dodò a San Siro. Benitez tuttavia ritorna a casa con la certezza che il suo è gruppo fiero. Higuain dapprima realizza il gol, da attaccante di razza, del pareggio. Quindi, allo scadere ha sul destro la palla della vittoria. Damato concede rigore per fallo in area sul neo entrato Zapata. Sportiello è abile a leggere l’intenzione di tiro del Pipita e diviene eroe, ripercorrendo il percorso che era stato del clivense Bardi. In buona sostanza il Napoli e i suoi tifosi devono trarre dal rimpianto per le occasioni sprecate gli auspici e le certezze per continuare a credere che questa possa essere una stagione importante. Non sempre capiterà di vedere Callejon in versione Braglia, stravolgere perfino le leggi della fisica: il 65% di possesso palla e la raffica di conclusioni verso lo specchio della porta orobica amplificano poi il dato legato al potenziale offensivo azzurro e all’idea di gioco alla quale si lavora. Con i se e i ma non si fa la storia ma con qualche punto in più, ne conta cinque Benitez e fa bene considerando Chievo, Palermo, Inter, Atalanta, questo Napoli che si arrangia in fase difensiva sarebbe lì in alto, ad un tiro di schioppo da Juve e Roma. Basterà per scacciare pessimismo e critiche spesso inopportune? Nello sport ad incidere sono anche gli episodi, per questo può capitare che l’Atalanta porti a casa un punto dopo aver vissuto di spasmi e sospiri di sollievo. Al Napoli invece toccherà apprendere l’arte del cinismo, quella che rende squadre e atleti da primato: la qualità c’è, in barba ai noti limiti strutturali, la voglia di vincere palese sui volti dei protagonisti. Sono le più belle conferme venute fuori dall’incredibile serata bergamasca.
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