Napoli, 10 luglio 2014 – Tra gli incartamenti, ecco spuntare l’atto che potrebbe fare la differenza. Si tratta di una semplice comunicazione, a firma del Servizio Protezione civile, turno guardia h24”. Lo hanno prodotto i legali del condomini privati della Galleria Umberto I. Si tratta di una diffida inviata sabato sera, alla luce del crollo, ai vari amministratori degli edifici incastonati nel monumento. Dal pezzo di carta emerge, a sentire i difensori, “in maniera inequivocabile”, che spetterebbe al Comune la gestione, dunque la manutenzione, della parte centrale e sovrastante i fregi del varco di via Toledo. Proprio quelli che si sono staccati, travolgendo e uccidendo il povero Salvatore Giordano. Atti da verificare e incrociare con ulteriori elementi di un’indagine che da ieri ha subito una notevole accelerata, con tanto di riunione fiume, negli uffici della Procura di Napoli. Oggi è l’annunciato giorno degli avvisi di garanzia in calce alle accuse di omicidio colposo e crollo colposo. Nel registro degli indagati sarebbero iscritte dalle quattro alle otto persone, tra proprietari del condominio di piazzetta Matilde Serao, adiacente alla porzione di Galleria venuta giù, e alcuni rappresentanti di uffici pubblici: dunque dirigenti comunali e del servizio Patrimonio o Sicurezza. In questi ultimi casi, oltre alle ipotesi di reato già citate, si profilano anche le accuse di omissioni e danneggiamento al patrimonio. Con un teorema che si rende ancora più inquietante: alcuni uffici pubblici erano “consapevoli” di essere responsabili della manutenzione diretta o, in subordine, della sicurezza. Anche perché, dalle testimonianze di questi giorni, pare che ci sarebbe stato più di qualche cedimento. Ed ecco che torna utile quella pagina di diffida. Nel documento si specifica, innanzitutto, che si tratta della facciata principale della Galleria Umberto prospiciente via Toledo. Quindi, si sottolinea che “l’intero prospetto interessa l’amministrazione dello stabile con accesso da via Toledo 210, l’amministrazione dello stabile con accesso da piazzetta Matilde Serao e l’amministrazione comunale per quanto riguarda la porzione di facciata soprastante l’accesso alla Galleria”. Dunque, a poche ore dal crollo, i vigili avevano già individuato la relazione tra competenza del Comune e l’area oggetto del cedimento. C’è dell’altro. A scavare tra le carte prodotte, si risale a una copia del cosiddetto “Istrumento di concessione”, addirittura del 1886. La contesa era tra l’allora sindaco Nicola Amore e l’avvocato Tito Orsini. Al punto 24 si sottolinea che “restano obbligati i concessionari alla manutenzione della decorazione interna ed esterna della Galleria sia per quanto riflette il prospetto del piano terraneo, quanto quelli del piani superiori che rispondono ad abitazioni con veduta dell’interno”. Una ulteriore prova che sulla facciata superiore la manutenzione è di competenza di Palazzo San Giacomo.
(giuseppe porzio)
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