“Non sono possibili deroghe. Invece di cercare le eccezioni la cosa più importante è concentrarsi e lavorare». E’ questo il diktat su Pompei del commissario europeo Johannes Hahn. Poche ore prima il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini aveva espresso soddisfazione per gli apprezzamenti ricevuti dalla Comunità Europea per l’impegno dell’Italia nella tutela di Pompei attraverso «le parole dei commissari d’Europa sulle misure adottate per la salvaguardia del sito ma Hahn ha invece puntualizzato lo spostamento della scadenza finale auspicato mercoledì da Massimo Osanna non ci sarà: i 105 milioni destinati al restauro e alla messa in sicurezza dell’antica città dovranno essere spesi entro il termine previsto del 31 dicembre 2015. E lo stesso Osanna è tornato sui suoi passi: «Ho espresso preoccupazione ma stiamo lavorando alacremente per provare a rispettare i tempi e sono convinto che ce la faremo», ha dichiarato alla fine del nuovo incontro convocato da Franceschini al ministero. Sono meno di due, invece, gli anni a disposizione per portare a compimento il Grande Progetto. Che fu presentato in pompa magna a Napoli il 5 aprile 2012. Ma da allora, in un anno, undici mesi e 30 giorni, solo 5 cantieri sono stati avviati, su 55 interventi da realizzare, e uno solo chiuso. Carenza anche nel personale: attualmente negli Scavi sono in servizio appena 5 operai, 4 restauratori, 9 architetti e 11 archeologi. Per non parlare dei custodi che occorrerebbero. È urgente anche bandire tutte le gare, affidare i lavori, realizzare i restauri, perché si rischia di perdere i copiosi finanziamenti della Ue. Lo sa bene Franceschini, che infatti ha già convocato una terza riunione al ministero per i prossimi giorni: Non c’è tempo da perdere perché la prima scadenza è tra quattro mesi al massimo, visto che il commissario Hahn ha precisato: «Faremo una check list per monitorare da vicino l’avanzamento dei lavori e fare un punto pubblico della situazione prima della pausa estiva».
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