Benevento, 8 febbraio 2014 – La svolta annunciata nell’inchiesta sulla mala gestione della Asl sannita non smette di far registrare colpi di scena. A cominciare dai protagonisti finitici dentro. Da ieri ci sono due nuovi indagati: il dipendente dell’Asl Arnaldo Falato, e l’attuale direttore amministrativo dell’azienda Antonio Mennitto. Non bastasse, c’è una nuova accusa a carico dell’ex direttore amministrativo Felice Pisapia, già indagato per truffa e peculato e sottoposto a obbligo di dimora. La procura ha messo nel mirino il filone delle consulenze d’oro: per vederci chiaro su quei mandati di pagamento che il direttore generale dell’Asl Michele Rossi (dalle cui denunce ha preso il via l’inchiesta per poi finire lui stesso tra gli indagati) ha indicato come atti emessi senza alcun controllo, la procura ha inviato stamattina la Guardia di Finanza nella sede dell’Asl perquisendo l’ufficio Affari legali e acquisendo mandati di pagamento nell’ordine di milioni di euro. Documentazione relativa a incarichi e consulenze legali affidati dall’azienda sanitaria sannita dal 2007 ad oggi. Quella sulle consulenze legali super retribuite è una delle circostanze denunciate dal manager dell’Asl sannita Michele Rossi nell’esposto che ha dato via a tutta l’inchiesta: denunce ribadite anche nel corso dell’interrogatorio reso ai pm martedì scorso. In quella sede il suo difensore, l’avvocato Roberto Prozzo, presentò una memoria di 37 pagine con una serie di documenti allegati tesi a far luce, si legge al suo interno, “sul pagamento di milioni di euro per spese legali apparentemente incongrue”.
Proprio Pisapia, assieme a Falato, all’epoca dirigente responsabile del Servizio organizzazione aziendale e budgeting della Asl, secondo Rossi nel settembre del 2010 “avrebbe proposto al commissario pro tempore di adottare una delibera che di fatto attribuiva allo stesso Pisapia, a Falato e Mennitto il potere di definire stragiudizialmente le posizioni debitorie nei confronti di coloro che procedevano a pignoramento”. “In sostanza – è quanto ha sostenuto Rossi davanti ai pm – con quella delibera invece di rispettare il criterio cronologico, si disponeva di procedere ai pagamenti dando priorità a chi procedeva a pignoramento, in modo da incentivare la instaurazione di procedure giudiziarie ai danni dell’Asl e poi provvedere al pagamento, in sede transattiva, di consistenti parcelle. Inoltre – si sottolinea nella memoria difensiva di Rossi acquisita dalla procura – richiamando gli estremi della delega sono state concluse numerose transazioni per decine di milioni di euro, senza l’adozione di uno specifico atto autorizzatorio per ogni singola vicenda creando un meccanismo finalizzato a poter liquidare qualsiasi somma sottraendo gli atti a qualsiasi controllo”.
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