Napoli, 5 febbraio 2014 – Ci sono certezze dalle quali l’Italia contava di ripartire quando i padri costituzionalisti misero mano alla carta che regola ogni nostro diritto. Casa, famiglia, lavoro. Pino, 43 anni, li aveva persi tutti. A cominciare da quel principio espresso a caratteri cubitali nelle prime righe della nostra carta costituzionale. Il lavoro. La sua è la storia di un cassintegrato dell’indotto Fiat che, con pochi soldi, troppe spese e nessuna certezza, era stato travolto da una recessione che aveva messo in crisi ogni punto fermo della sua esistenza. Le tensioni in famiglia l’avevano portato a separarsi dalla moglie, che negli anni gli aveva dato due figli. Mentre le certezze diminuivano, lo stato di depressione nel quale era caduto era divenuto irreversibile. Fino a farla finita. Pino si è suicidato impiccandosi tra le mura di un’abitazione di Afragola nella quale si era trasferito in seguito alla separazione. Sulla carta in servizio al Fiat- World Classic Logistic di Nola, il polo logistico creato nel 2008 con il trasferimento dei lavoratori dalla Fiat di Pomigliano, ma mai entrato realmente in funzione, sei anni fa ha cominciato il travaglio della cassa integrazione. Con lui, altre 315 tute blu dello stesso impianto. Negli anni, Pino non si è mai perso d’animo. La sua lotta l’ha intrapresa dapprima da operaio in piazza, poi nei panni di attivista sindacale dello Slai Cobas. “Era sempre impegnato e in prima linea”, ricordano oggi i suoi compagni di lotta e di mobilità. L’ultima sua apparizione pochi giorni fa, quando ha preso parte a un’iniziativa sindacale. Ha continuato a combattere fino alla fine per un diritto che nessuno più riesce a garantire. Il lavoro, fine di ogni certezza.
(giuseppe porzio)
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