Napoli, 29 gennaio 2014 – Se si tratta di faida, il delitto di stamattina è la prima tacca nel 2014 dell’infinita guerra tra Di Lauro, scissionisti, scissionisti degli scissionisti e quel gruppo di giovanissime leve riconosciute nel gruppo della Vannella Grassi. Manca un semestre appena perché la faida che insanguina la periferia settentrionale di Napoli, province comprese, compia esattamente dieci anni. Dieci anni dall’omicidio di Fulvio Montanino e Claudio Salerno, dilauriani uccisi da scissionisti. Era il 28 ottobre del 2004. Pezzi grossi quelli. Pezzo grosso quello ucciso stamattina in via Privata detta Scippa, cuore di Secondigliano, parallela dell’omonimo corso. La vittima si chiamava Antonio Errichelli, anni 46, pluripregiudicato e pluricondannato, ritenuto attuale reggente del clan Licciardi. Negli archivi della giustizia figurano reati che vanno dal porto d’armi, alla droga, fino al 416 bis, l’associazione per delinquere di stampo camorristico. Cresciuto nelle fila dei Licciardi, da sempre vicino alla causa dei Di Lauro, ha ritrovato la libertà nel novembre dello scorso anno, dopo una condanna per estorsione. Un vero e proprio Far West per farlo fuori. Il delitto nei pressi di una palestra. L’uomo, stando a una prima ricostruzione effettuata dagli uomini della Mobile e del locale commissariato, era appena entrato nell’abitacolo della sua auto, una Toyota. La vettura è stata affiancata da un’altra auto, con dentro almeno tre uomini, due dei quali armati di pistole, dalle quali hanno fatto partire numerosi colpi di pistola all’indirizzo di Errichelli. Il pregiudicato non ha avuto scampo. In strada, a quell’ora, c’erano numerose persone. Ritenuto da sempre un uomo forte della camorra di zona, Errichelli fu arrestato l’ultima volta nel 2011. Al boss, che fu trovato nella sua abitazione, i carabinieri gli notificarono un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa su richiesta della Dda per estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni di alcuni imprenditori della zona ai quali nel 2008 aveva imposto il pizzo. Scarcerato nel 2013, era sottoposto all’obbligo della sorveglianza speciale. Per gli inquirenti, stava provando rimettere in piedi il vecchio cartello dei Licciardi, provando a spodestare gli uomini del gruppo della Vannella Grassi.
(giuseppe porzio)
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