Napoli, 15 ottobre 2013 – Tufino ha riaperto. E sono tutti più contenti. A cominciare da chi, pur immaginando già le conseguenze, se n’è stato zitto sulla questione. Il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. Proprio sul capoluogo avrebbe pesato più che altrove il mancato conferimento della spazzatura nell’impianto del piccolo comune nolano. Perché da Napoli partono per Tufino 800 tonnellate al giorno di spazzatura umida. Bastano tre giorni perché gli altri impianti siano satolli e la monnezza sarebbe tornata ad affacciarsi sulle vie della città. E ieri era il terzo giorno. Ma il Tar ha accolto il ricorso della Provincia e ha annullato l’ordinanza con la quale il sindaco di Tufino, Antonio Mascolo, aveva disposto la chiusura dello Stir, per tutelare la salute dei residenti. Così, almeno, era motivato il provvedimento. Nel merito della decisione di riaprire, i giudici del tribunale amministrativo campano ne discuteranno nel merito il prossimo 14 novembre. Mascolo, dalla sua, ha informato di essere soddisfatto delle rassicurazioni avute ieri durante un incontro in Prefettura, ma di aver disposto una tregua di trenta giorni. Soddisfatti non lo sono gli abitanti di Tufino, soprattutto i tanti agricoltori le cui terre e abitazioni circondano la zona di un impianto che, a loro dire, inquina l’aria e il terreno. Non lo vogliono. Come non vogliono gli abitanti di Giugliano, che in casa loro, in una terra di per sé già martoriata per gli sversamenti di rifiuti tossici nel corso di decenni, si costruisca un termovalorizzatore. Avevano promesso guerra. Hanno già consumato la prima battaglia. Ieri. Nel giorno in cui venivano esaminate le offerte per l’aggiudicazione dell’appalto per il nuovo impianto. I manifestanti che cercano di irrompere negli uffici dell’assessorato all’Ambiente, la polizia costretta a cariche di alleggerimento. Ed è caos. Una tensione che cala quando il padrone di casa, l’assessore Romano, ha informato che non ci sarebbe stata nessuna aggiudicazione della gara. Ma che in quelle ore il commissario delegato avrebbe solo concluso la procedura relativa alla acquisizione delle manifestazioni di interesse. Affermazioni che non hanno convinto chi protesta. Con i quali il governatore Stefano Caldoro ha provato a dialogare a distanza. “Le proteste non servono, abbiamo bisogno di proposte”, ha dichiarato Caldoro, che ha ricordato che sono al vaglio altre soluzioni alternative all’impiantistica.
(giuseppe porzio)
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