Caserta, 12 aprile 2013 – Che imprenditori e camorristi si stringano spesso la mano è storia nata con la camorra stessa. Ma a non sorprendere più è neppure quando, nel calderone della malavita, ci finisca anche un carabiniere. Un militare dell’Arma in congedo, ma pur sempre uno che ha prestato giuramento di essere “fedele nei secoli” e che da anni prestava servizio negli uffici di polizia giudiziaria proprio della Direzione distrettuale antimafia di Napoli. Il suo nome figura tra le 16 persone finite in manette nell’ambito di un’inchiesta di un vasto giro di estorsioni in una gran fetta del Casertano. Carmine Confuorto, anni 47, brigadiere di Afragola. L’accusa è articolata: avrebbe fatto sparire da un fascicolo affidato al pm della Dda Catello Maresca i verbali contenenti le dichiarazioni di una testimone. Confuorto figura come attore non protagonista nell’ambito dell’operazione “Titano 2”, che ha smantellato il gruppo facente parte della fazione Schiavone dei Casalesi dedito alle estorsioni e al business dei videopoker e attivo nei comuni di Aversa, Casal di Principe e Cancello Arnone. Undici persone erano in stato di libertà, quattro provvedimenti sono stati notificati in carcere mentre l’ultimo è stato reso noto al destinatario che era agli arresti domiciliari. Confuorto è indagato per favoreggiamento personale e falso, ma non risulta coinvolto nelle attività del gruppo Schiavone. Gli episodi che lo riguardano sono emersi durante le indagini dei carabinieri relativi ad alcuni soggetti vicini ai Casalesi, tra cui il 48enne Giuseppe Massarini e il 33enne Michele Iorio, arrestati questa mattina ed entrambi di Afragola. In particolare Confuorto avrebbe favorito un incontro tra i due soggetti ed un terzo indagato; i tre individui erano tutti armati, circostanza di cui, secondo l’accusa, Confuorto sarebbe stato a conoscenza ma che omise di impedire. Da quel momento il militare è stato osservato attentamente fin quando non ha fatto sparire importanti documenti dal fascicolo del pm Maresca. Per gli altri arrestati, la loro mansione specifica è stata quella di riscuotere il pizzo in occasione delle festività natalizie, pasquali e a Ferragosto. Gli inquirenti hanno ricostruito una serie di estorsioni ai danni di imprenditori di Casal di Principe, Aversa e Cancello e Arnone. Tra le tante vittime anche un imprenditore con una rivendita di materiale termoidraulico di Aversa il quale, inserito nel libro mastro del clan, doveva corrispondere agli uomini del pizzo 5 mila euro in occasione delle tre scadenze. Nel periodo tra ottobre e novembre del 2010, invece, la camorra aveva chiesto la somma in denaro a una farmacia veterinaria di Cancello Arnone, mentre nel periodo precedente aveva imposto la somma estorsiva mediante l’imposizione dell’installazione di macchinette per videopoker, a una sala giochi. Il gruppo aveva chiesto denaro per la camorra anche al titolare di un distributore di carburante di Pastorano cui era stato fatto sparire un mezzo agricolo, restituito solo in cambio di una ingente somma di denaro. Alcune delle vittime risultano indagate al contrario per favoreggiamento personale. Anche sotto interrogatorio e davanti alle prove dei pagamenti hanno continuato a negare di essere vessate dalle richieste del clan.
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