Napoli, 1 febbraio 2013 – Chissà cosa è accaduto in queste ultime settimane. Se la mente corre fino al mese di autunno, si odono proclami da Torino dal sapore della catastrofe. Il mercato automobilistico, si diceva in quei giorni, è in crisi ovunque, figurarsi in Italia. E addio, temeva più di qualcuno, al progetto Fabbrica Italia Pomigliano. Già, addio. E allora addio alle speranze di quei 1.400 cassintegrati ancora da assorbire e in Cig fino al prossimo luglio. Ma le cose cambiano. Il mercato s’aggiusta. E un passo indietro lo si può sempre fare. In questo caso, il passo è indietro di due anni. Già, perché a venti mesi dall’accordo, con tanto di referendum che scatenò le ire della Fiom, ora Marchionne annuncia quanto già anticipato 24 ore prima dai sindacati. Ovvero che Fiat trasferisce la Newco di Pomigliano (traducasi in Fabbrica Italia Pomigliano) nella società Fiat Group Automobiles, perché – e qui va letta letteralmente la nota del Lingotto – sono stati superati “i presupposti che avevano portato all’attivazione di una specifica società per la realizzazione della nuova Panda e alla creazione di un sistema di produzione mediante un contratto di rete di imprese”. La nota è stata spedita ai sindacati, e illustra la riorganizzazione societaria, attraverso la quale si risolve implicitamente anche il problema della messa in mobilità dei 19 lavoratori di Pomigliano che sarebbero dovuti andare in mobilità dopo la sentenza del Tribunale di Roma che aveva imposto a Fiat l’assunzione di altrettanti lavoratori della Fiom. L’effetto del trasferimento da Fip a Fiat Group Automobiles avrà decorrenza dal 1 marzo 2013. Ma se stiamo ai numeri, va allora considerata una cifra ben più elevata di 19. Perché con i nuovi vecchi assetti, sarà individuata una soluzione anche per quei 1.400 in cassa integrazione straordinaria per cessata attività. Entro marzo, infatti, non essendoci più Fabbrica Italia Pomigliano, tutti i lavoratori, cassintegrati compresi, rientreranno in Fiat Group Automobiles. I dettagli saranno comunque limati il prossimo 7 febbraio, quando parti sociali e dirigenti torinesi siederanno attorno ad un tavolo. L’operazione dovrebbe essere un trasferimento di ramo d’azienda, con la dismissione di Fabbrica Italia Pomigliano e il conseguente trasferimento di tutti i 2.165 lavoratori in Fga. La vertenza infinita si avvia dunque a una conclusione. La migliore possibile in piena campagna elettorale.
(giuseppe porzio)
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