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Domenica 24 Novembre 2024

Uccisi come boss, no ai funerali di Antonio e Gennaro. Appello degli amici al questore. Merolla: “Decisione per tutelare i familiari”

 

Napoli, 31 gennaio 2013 – “I camorristi – giurò il cardinale Crescenzio Sepe in occasione dei funerali di Lino Romano – non entreranno in chiesa neanche da morti”. Chissà se si saprà mai che quei due siano stati realmente camorristi. Di certo, come dei camorristi sono morti Antonio Minichini e Gennaro Castaldi, 18 e 20 anni, ammazzati nella loro Ponticelli, quartiere che li ha visti crescere e camminare lungo quel filo sottile, invisibile, che divide il vivere civile dal malaffare. Troppo giovani, si dirà, per entrare nelle logiche dell’alta criminalità. Se è vero che sono stati ammazzati per questioni di camorra. Ma ad ora la questione è un’altra. Per Antonio e Gennaro non ci sarà funerale in chiesa. Le loro salme saranno sepolte direttamente al cimitero. Il parroco ha spiegato ai genitori dei due ragazzi che le regole, in questo caso, le detta la questura. Da qui l’appello degli amici di Antonio Minichini, che ieri sera hanno sfilato per le vie del quartiere con una gigantografia del loco compagno ed hanno scritto una lettera al questore di Napoli. “Come Antonio – si legge – siamo ragazzi di periferia. Antonio è cresciuto con noi, era un ragazzo che andava a scuola e poteva sperare in una vita normale. Noi – scrivono ancora – vogliamo salutarlo in chiesta come è giusto che accada a un ragazzo di 18 anni”. Ma la risposta del questore, che non si fa attendere, non è quella sperata: “il divieto di celebrare i funerali pubblici e solenni è un modo per tutelare gli stessi familiari – informa Merolla – e non impedisce che i suoi amici si riuniscano in maniera composta attorno al feretro nel cimitero”. Nel frattempo, proprio dagli uffici della questura, si cerca di far chiarezza su quell’agguato: Castaldi aveva precedenti per estorsione aggravata dal metodo camorristico; Minichini per rapina. Il primo era stato arrestato dai carabinieri nel settembre dello scorso anno; secondo l’accusa, insieme ad altre due persone, per conto del clan Sarno, avrebbe chiesto il pizzo ai commercianti di un mercato rionale nel rione Incis del quartiere Ponticelli. I carabinieri, per arrestarlo, si erano travestiti da ambulanti e avevano preparato uno stand per la vendita di abbigliamento.

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