Napoli, 23 novembre 2012 – Dai numeri non si esce. Sono 55 milioni con accanto un enorme segno meno. E’ la cifra esatta dello sforamento del patto di stabilità interno al Comune di Napoli. Uno sforamento datato 10 ottobre 2012. Insomma, la cosa si fa seria. I numeri sono chiari. Chiari quanto i volti di chi si trova a fronteggiare l’allarme rosso venutosi a creare attorno alle 22 società partecipate che, dalla loro, annoverano 40 milioni di perdita nel 2011, 800 milioni di crediti con il Comune e una massa debitoria che pesa su Palazzo San Giacomo per un miliardo e trecentomila euro. Proprio così, il Comune di Napoli ha debiti per un totale di un miliardo e 300milioni di euro. Ma la storia dei guai è ben nota. Ovvero, che da soli non ci sanno proprio stare. E allora ecco la decisione del Tar di sospendere la delibera che autorizza il pagamento di alcune ditte. Soldi che sarebbero serviti a sbloccare i cantieri fermi al palo in punti nevralgici della città. Di fronte a tutto questo, c’è un termine che incombe con consistenza sempre maggiore: il dissesto, che non può essere più ritenuto uno spettro. Tutt’altro. Basterebbe fermarsi al solo parere dei revisori dei conti sul rendiconto del 2011. “Se il Comune di Napoli non approva il riequilibrio entro il 30 novembre va in dissesto”. La manovra, secondo il collegio, deve prevedere l’aumento delle aliquote e delle tariffe locali e il contenimento della spesa per il personale. A cui vanno aggiunte azioni incisive sulla riscossione dei tributi non ancora riscossi. Senza scordare la dismissione, sempre più urgente, del patrimonio immobiliare. Per poi passare al setaccio la gestione malandata e fallimentare delle società partecipate. Dall’Asìa, la società per la racconta rifiuti, che ha un debito di 223 milioni, ma che vanta crediti dal Comune per 168 milioni. Perdita per 16 milioni per Anm, il cui credito con il Comune è di 254 milioni. Conti in rosso anche per Metronapoli, che deve riscuotere 141 milioni da Palazzo San Giacomo, Napoli servizi, 116 milioni, e Mostra d’Oltremare. In utile sono solo Gesac e Napolipark, mentre cala l’indebitamento di Bagnolifutura. Numeri da default. Resta da capire, ora, da dove usciranno i soldi per onorare i tanto contestati contratti alle maestrine.
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