Napoli, 31 luglio 2012 – Stavano progettando attentati contro i magistrati del pool antimafia e investigatori alle forze dell’ordine, in particolare dell’Arma dei carabinieri. Rivelazioni inquietanti che emergono dai verbali del collaboratore di giustizia Salvatore Venosa. Dichiarazioni contenute nell’ordine di fermo notificato nei confronti di sei persone. Nell’elenco spiccano i nomi di Giuseppe Setola e di Nicola Schiavone, figlio del padrino Francesco “Sandokan”. Il pentito rivela di aver ascoltato lo stesso Setola parlare di strategie di aggressione non solo agli altri capi clan casalesi, quali Michele Zagaria ed Antonio Iovine allora latitanti, ma anche di magistrati e di appartenenti alla polizia giudiziaria. Il racconto è dettagliato: In una circostanza Setola e Cirillo Alessandro – dichiara il collaboratore – vennero a casa mia a San Cipriano di Aversa. Setola mi chiese se avevo interesse ad aggregarmi al loro gruppo, ed alle mie resistenze mi prospettò una conquista totale del clan casalese da raggiungere anche attraverso l’eliminazione fisica di Michele Zagaria e di Antonio Iovine”. Alla domanda se conoscesse i nomi dei magistrati o degli esponenti delle forze dell’ordine che Setola voleva eliminare, Venosa ha risposto di ricordare solo quello del colonnello Carmelo Burgio, ex comandante provinciale dei carabinieri di Caserta, “nei confronti del quale Setola nutriva un forte rancore e risentimento”. Secondo Venosa, Setola era agguerrito. “Ribadiva con forza di voler aggredire lo Stato – sottolinea il pentito – con attentati a tutti coloro che lo rappresentavano, sia magistrati, pubblici ministeri della Dda, che forze dell’ordine”. Su chi fossero i pm nel mirino, Venosa precisa che nomi precisi non ne sono stati mai fatti”.
La riunione nella quale si discusse di questi attentati, ha spiegato il collaboratore, risale appena allo scorso maggio. In quella circostanza il collaboratore di giustizia apprese che Nicola Schiavone, figlio di Francesco, era determinato ad organizzare un attentato eclatante.
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