Napoli, 28 maggio 2012 – L’azzurro, quello del Napoli, appena sfiorato. Ma nell’inchiesta c’è finito anima e core. Cuore di Cercola, quello di Criscito. Nato da queste parti, ma cresciuto altrove, calcisticamente parlando. Era fatta per vestire la maglia del Napoli, la scorsa estate, ma poi scelse la Russia. Perché, ha poi ammesso, all’estero si guadagna di più. Voleva di più Domenico Criscito, detto Mimmo. Oggi, alla vigilia degli Europei, intanto ha perso l’altro azzurro, quello della Nazionale. La bufera che si è abbattuta all’alba al capitolo Calcioscommesse ha colpito anche lui, raggiunto dai poliziotti e da un avviso di garanzia nel ritiro di Coverciano. Criscito da Cercola, indagato nell’inchiesta che ha visto finire in galera il laziale Stefano Mauri e l’ex Genoa Omar Milanetto per associazione a delinquere finalizzato alla truffa e alla frode sportiva. Che vede indagato l’allenatore della Juve neocampione d’Italia Antonio Conte per fatti che risalgono a quando era sulla panchina del Siena. E poi lui, Mimmo che a Napoli non vuol venire, oggi in forza allo Zenit San Pietroburgo, che molto probabilmente vedrà gli Europei dal divano di casa per una presunta combine per una gara tra Lazio e Genoa, quando Criscito era in rossoblu. Insomma trema il calcio. E si tremava da queste parti. Ma l’indagine non ha toccato Napoli. Per la società di De Laurentiis c’è un rischio nell’altro troncone d’inchiesta, quello su cui procede proprio la Procura del capoluogo. Che non rischia neppure la responsabilità oggettiva per un tentativo di combine finito nelle carte dei magistrati e datato 16 maggio 2010. Sampdoria-Napoli finì 1-0. L’ex portiere del Napoli, Matteo Gianello, ha ammesso ai pm di essere stato contattato per favorire il risultato dei padroni di casa. “Mi rivolsi a Paolo Cannavaro e a Grava e a nessun altro”, ha precisato a verbale, come ha precisato che la risposta è stata secca e negativa. Da capire c’è perché a nessuno di loro è venuto in mente di avvisare la Procura federale: per questo rischiano l’omessa denuncia, e il Napoli la responsabilità oggettiva. Solo in quella partita con la Sampdoria sarebbe provata la tentata combine.
Napoli, 28 maggio 2012 – L’azzurro, quello del Napoli, appena sfiorato. Ma nell’inchiesta c’è finito anima e core. Cuore di Cercola, quello di Criscito. Nato da queste parti, ma cresciuto altrove, calcisticamente parlando. Era fatta per vestire la maglia del Napoli, la scorsa estate, ma poi scelse la Russia. Perché, ha poi ammesso, all’estero si guadagna di più. Voleva di più Domenico Criscito, detto Mimmo. Oggi, alla vigilia degli Europei, intanto ha perso l’altro azzurro, quello della Nazionale. La bufera che si è abbattuta all’alba al capitolo Calcioscommesse ha colpito anche lui, raggiunto dai poliziotti e da un avviso di garanzia nel ritiro di Coverciano. Criscito da Cercola, indagato nell’inchiesta che ha visto finire in galera il laziale Stefano Mauri e l’ex Genoa Omar Milanetto per associazione a delinquere finalizzato alla truffa e alla frode sportiva. Che vede indagato l’allenatore della Juve neocampione d’Italia Antonio Conte per fatti che risalgono a quando era sulla panchina del Siena. E poi lui, Mimmo che a Napoli non vuol venire, oggi in forza allo Zenit San Pietroburgo, che molto probabilmente vedrà gli Europei dal divano di casa per una presunta combine per una gara tra Lazio e Genoa, quando Criscito era in rossoblu. Insomma trema il calcio. E si tremava da queste parti. Ma l’indagine non ha toccato Napoli. Per la società di De Laurentiis c’è un rischio nell’altro troncone d’inchiesta, quello su cui procede proprio la Procura del capoluogo. Che non rischia neppure la responsabilità oggettiva per un tentativo di combine finito nelle carte dei magistrati e datato 16 maggio 2010. Sampdoria-Napoli finì 1-0. L’ex portiere del Napoli, Matteo Gianello, ha ammesso ai pm di essere stato contattato per favorire il risultato dei padroni di casa. “Mi rivolsi a Paolo Cannavaro e a Grava e a nessun altro”, ha precisato a verbale, come ha precisato che la risposta è stata secca e negativa. Da capire c’è perché a nessuno di loro è venuto in mente di avvisare la Procura federale: per questo rischiano l’omessa denuncia, e il Napoli la responsabilità oggettiva. Solo in quella partita con la Sampdoria sarebbe provata la tentata combine.
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