Napoli, 10 maggio 2012 – Sì agli arresti domiciliari per Sergio De Gregorio. Il primo round in Senato si conclude con il parere favorevole della giunta per le autorizzazioni alla richiesta avanzata dai magistrati della Procura di Napoli. Undici i deputati che hanno espresso il loro sì contro dieci contrari. “Ora ci sarà il voto dell’aula e sono sicuro che lì le valutazioni saranno più serene”, è stata la dichiarazione a caldo del senatore Pdl. Il tutto nella stessa giornata nella quale rimbalzavano notizie sull’interrogatorio investivativo di Valter Lavitola nel quale l’ex direttore dell’Avanti faceva riferimenti al milione di euro di finanziamento che De Gregorio ricevette da Berlusconi nel 2008, una contestazione alla quale, peraltro, l’attuale senatore Pdl aveva già risposto a suo tempo ai pm Del Gaudio, Falcone e Milita, e poi finita con un’archiviazione. Sul punto, il commento è affidato all’avvocato di de Gregorio, Carlo Fabbozzo. “Riteniamo sia opportuno che venga effettuata una “operazione di verità” – dichiara Fabbozzo – l’interrogatorio del Lavitola a cui i giornali fanno riferimento è assolutamente speculare a quello reso dal senatore De Gregorio nel dicembre 2007, quando ebbe a chiarire che era stato stipulato un patto federativo tra il movimento politico Italiani nel Mondo e la Casa delle Libertà che stabiliva la erogazione di un contributo di 1 milione di euro: in parte poi erogato e la cui erogazione fu certificata alla Presidenza della Camera dei Deputati. Quel procedimento – precisa ancora il legale – venne archiviato. Oggi di nuovo non c’è nulla”.
Frattanto, lo stesso Lavitola , nelle dichiarazioni rese ai pubblici ministeri del filone Finmeccanica, sfiora più volte l’argomento, sottolineando che “De Gregorio è uno che ha fatto talmente tanti di quei “casini” dal punto di vista economico – ha dichiarato a verbale in faccendiere in galera – quel milione che ha avuto da Berlusconi se l’è fumato come fosse un mozzicone di sigaretta, perché De Gregorio aveva una capacità di spesa che era superiore a quella di Tarantini”. Parola e voto, ora, al plenum di Palazzo Madama.
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