Napoli, 22 marzo 2012 – Cresce la preoccupazione delle Pmi per la tenaglia nella quale vengono sempre più strette, fra balzelli che crescono e i nuovi maggiori costi che rischiano di abbattersi, solo su di loro, dalla annunciata riforma del mercato del lavoro. “E’ profondamente sbagliato e assai poco lungimirante caricare le Pmi di nuovi oneri sul lavoro proprio mentre è in atto un forte appesantimento degli oneri sul piano fiscale e i consumi calano in modo sempre più allarmante”, sottolinea il presidente di Confesercenti Napoli, Vincenzo Schiavo. Da uno studio di Confesercenti sulle ricadute fiscali degli ultimi provvedimenti si ricava che un piccolo imprenditore (fatturato 50 mila euro, con un locale di 100 mq.) dovrà sopportare un onere aggiuntivo annuo fra i 3530 euro e i 5180 a seconda del luogo dove opera. Questa nuova “legnata” è la conseguenza dell’aumento dei contributi sociali (450 euro nel 2012 e 1200 nel 2018), dei costi amministrativi conseguenti l’uscita dal regime dei minimi che riguarda 500 mila situazioni (1500 euro), dell’aumento ormai prossimo dell’Imu (ad es.: 700 euro a Milano, 1600 euro a Roma), della nuova tassa dei rifiuti (30 euro) e del mancato trasferimento sui prezzi di metà dell’aumento dell’Iva (850 euro). Lo studio Confesercenti passa in rassegna i più importanti capitoli delle varie manovre con gli effetti che esse hanno provocato in particolare sulle Pmi.
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