Napoli, 19 marzo 2011 – Un avamposto importante in mezzo al Mediterraneo. Napoli torna ad essere il punto nevralgico di azioni militari, come una volta fu pure per la guerra del Golfo. Lanciato ieri nelle basi partenopee della Nato l’allarme da codice “Bravo”, ovvero quello massimo, secondo solo a quello “Alfa” che indica però la guerra. Il possibile attacco militare che potrebbe seguire dopo la risoluzione Onu che ha autorizzato l’imposizione di una «no-fly zone» sulla Libia, potrebbe, nell’ipotesi in cui nelle prossime ore prevalga l’uso della forza, coinvolgere anche l’Italia. La penisola è pronta a mettere a disposizione dell’alleanza sette basi aree, e Napoli diventerebbe centro di coordinamento delle operazioni. Non militare, certo, bensì di «coordinamento dell’azione umanitaria». Capodichino come centro logistico in grado di raccordare i paesi dell’occidente, anche se i più scettici parlano di un possibile ampliamento di questa strategia. L’aeroporto potrebbe infatti, secondo alcuni, diventare anche uno scalo per caccia o altri aerei militari. Ma anche il porto di Napoli potrebbe essere inserito come eventuale attracco di navi o contro aerei. Allertate, quindi, le due unità di Nisida e Bagnoli rientranti nell’Alleanza Atlantica, che rientrano sotto il comando di Samuel J. Lockelear, già comandante delle forze navali in Africa ed Europa e ammiraglio preposto a coordinare le azioni nei confronti della Libia.
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