Castel Voturno, 5 gennaio 2011 – Il marchio della camorra regge per poco. Giusto per darlo in pasto agli esperti di criminologia. Perché Pietro Moscato, anni 23, nessun guaio con la giustizia, un impegno costante nei servizi sociali al fianco dei disabili, con Casalesi e affini non avrebbe alcun collegamento, se non per le terre in cui è nato, viveva e operava: Castel Volturno, feudo degli asceti di Gomorra. Lo cercavano dal 16 dicembre, quando, con indosso una tuta ginnica e in sella allo scooter della sorella, un Honda Sh nero, Peter, come tutti lo chiamavano, si è allontanato da casa. Quasi un mese da quella data, ed ecco il suo feretro: un laghetto alle porte di Castel Volturno, a due passi dal centro Hippocampo. Il cadavere era sui fondali, legato mani e piedi a blocchi di cemento e calcinacci che hanno impedito di farlo riemergere, al punto che si riteneva che fosse stato incaprettato, macabro rituale di mafia. Invece Pietro è stato assassinato con più coltellate al ventre e al torace, ucciso forse altrove, poi trasportato qui. Su di un tratto di riva, sono evidenti le tracce di sangue. Era lì’ forse proprio da quel 16 dicembre, giorno della scomparsa. Intanto lo cercavano. Familiari e amici hanno fatto appello ai mezzi d’informazione. Organizzando, giorni fa, una veglia di preghiera e una fiaccolata. Incensurato, Pietro Moscato aiutava il padre nella gestione di una casa di accoglienza per disabili a Baia Verde, frazione di Castel Volturno. Proprio il genitore è stato l’ultimo a vederlo. Pietro, quel 16 dicembre, lo aveva accompagnato al cimitero, successivamente si è recato al lavoro, intorno alle 18. Aveva lasciato i documenti a casa, portando con sé solo la patente. Verso le 20, raggiunto al telefono dal padre, l’aveva rassicurato annunciando che sarebbe rientrato per cena, di lì a mezzora, prima di svanire nel nulla. Il cellulare era spento e l’ultimo segnale era agganciato a una cella telefonica nelle vicinanze del laghetto, luogo del ritrovamento. Sono stati alcuni cacciatori a segnalare la presenza di macchie di sangue sulle sponde dello stagno, dove i sommozzatori della polizia di Stato hanno ripescato il cadavere. Escluso uno sgarro alla criminalità di zona. Gli inquirenti hanno immediatamente accantonato legami con la camorra dei Casalesi. Criminalità comune, allora. O forse un terribile scambio di persona.
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