Ritorna sempre più spesso il Valencia, termine di paragone per il Napoli che Benitez avrebbe voluto sin dal primo giorno della sua avventura partenopea. Una squadra che fosse gruppo, unita e interscambiabile nello spogliatoio e sul terreno di gioco. In grado cioè di neutralizzare limiti endemici, che non possono non esserci se il portafogli ha solo la giusta disponibilità: dunque attraverso una crescita graduale, fatta innanzitutto di professionalità. Il Napoli di oggi riesce con la partecipazione di tutti a dare idea di compattezza e i numeri confortano il grande lavoro. Le tabelle mettono in cornice i 15 punti del girone di ritorno, nella media da primato, e lo score di nove vittorie nelle ultime dieci uscite. Fuorigrotta sorride di nuovo per i guizzi di Mertens, la conferma che Gabbiadini è un cobra, che Hamsik cresce di pari passo alla squadra e che Callejon dopo lo scatto d’ira è tirato a lucido. Il Pipita è leader di campo, essenziale con la sua totale concentrazione anche quando non segna. Un percorso di crescita definito con il mercato chirurgico, testimonianza dell’intesa con la scrivania di Bigon. Pensare ad un futuro di continuità manageriale farebbe rima con garanzia e oggi, tra gli umorali giudizi della piazza, perfino la critica più feroce ha abbassato i fucili. La “parabola” di Vladimir Smicer, il centrocampista ceco che non giocava tanto a Liverpool ma che poi firmò il rigore che stese ad Instanbul il Milan, ha intanto fatto presa sullo spogliatoio azzurro. La competitività del gruppo passa inevitabilmente anche da qualche errore, del tipo di quelli che nel girone di andata si faceva fatica immane a recuperare. Lo mette in conto il tifoso, ne sta facendo un marchio di coerenza Benitez che il suo teorema lo ha spiegato. Questo Napoli non è fatto per difendere in otto e una batteria d’attacco così deve essere determinante: con il sacrificio nella fase passiva e la lucidità in quella realizzativa. Il secondo posto è un traguardo lontano ma provarci con questo spirito fa presagire una frizzante primavera napoletana…
Silver Mele
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