Tra interrogativi e certezze. Il Napoli prolunga a Genova la serie positiva, la più lunga in A con 5 vittorie e altrettanti pareggi, cancellando con lo sforzo di un intensissimo finale la prima parte di gara remissiva, concessa a piene mani alla Samp. Quanto avranno inciso gli strafalcioni con il Cagliari e le critiche feroci alla fase difensiva a forgiare gli atteggiamenti di Marassi e di Praga?E’ tuttavia palese che questa squadra, tanto compressa a difesa del proprio fortino e al momento non ispirata dai suoi uomini migliori, corra in questo modo il rischio di consegnarsi agli avversari di turno: specie quando di fronte c’è il mix di furore agonistico e buona qualità come quello doriano. Eppure, colpita a morte da Eder, al primo vero tiro in porta della ripresa, nel bel mezzo di quattro o forse cinque maglie azzurre, la squadra di Benitez si è riproposta così come qualche settimana fa a Bergamo: scrollandosi di dosso esitazioni e pensieri in eccesso, assaltando la Samp anche dopo il rosso a Koulibaly. Finale in crescendo dunque con il pareggio di Zapata allo scadere, un gol ogni 57 minuti giocati per il colombiano, oltre al rammarico per un arbitraggio tutt’altro che favorevole. Il Napoli che passa da un eccesso ad un altro rimane tuttora a metà del guado perchè resta lontano l’equilibrio che Benitez in primis vorrebbe per i suoi. La sensazione diffusa è che le cose migliori vengano fuori quando la squadra si esprime a briglie sciolte, armando le corsie laterali e le bocche di fuoco dell’attacco con continuità, senza attendere in maniera passiva l’avversario che morde le caviglie con pressing asfissiante. Ovvio poi che tutto si complica maledettamente quando Callejon e Higuain non girano a dovere o che Hamsik continui ad aggirarsi come un fantasma in cerca di una posizione. I quattro attaccanti, con due punte centrali nell’area di Romero, hanno alla fine fruttato più della soluzione ibrida di inizio gara, che oggi ha purtroppo il volto triste di Marek: la pratica attendista non si addice al Napoli, perchè il gol prima o poi lo si incassa, anche a difesa schierata. Giusto pertanto ripartire da questa presa di coscienza, con Empoli, Milan e Parma nel mirino, e dall’obbiettivo che riflette appieno il potenziale del gruppo: il terzo posto che vale i preliminari di Champions va blindato nella selva di aspiranti più o meno scomode. Per lo scudetto ci vuole ben altro, come Rafa senza giri di parole ha ricordato e come gli slanci prepotenti di Juve e Roma hanno chiarito nel turno dell’ulteriore allungo.
Silver Mele
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