Napoli, 8 luglio 2014 – Come la gran parte di quelle che, in apparenza, sembrano frutto della fatalità, anche questa potrebbe essere una tragedia annunciata. Che, come ogni dramma annunciato, poteva essere evitato. Che si poteva evitare il sacrificio di una vita così giovane. Sarebbe bastato non lasciar andare inascoltato l’allarme. Un allarme alimentato da un episodio non da poco. E’ storia di un mese fa. Un crollo nella Galleria Umberto. Segno d’incuria, sintomo di uno stato d’allerta. Prodromo di ciò che sarebbe accaduto di lì a qualche settimana. Quando un pezzo di cornicione si è staccato dalla teste delle cariatidi che fanno da ala al finestrone ovale della volta che dà su via Toledo, travolgendo Salvatore Giordano, 14enne di Marano, nentre passeggiava da quelle parti. Salvatore da quel giorno lotta per non morire. Ma la speranza si affievolisce: gli ultimi elettroencefalogramma hanno evidenziato assenza di attività cerebrale. Salvatore sarà sottoposto ad osservazione della commissione per sei ore. L’avvio della procedura è previsto nelle prossime ore. In caso positivo, vale a dire se verrà confermata l’assenza di attività cerebrale si apre la strada a due scenari: l’espianto degli organi – se la famiglia acconsente – o le procedure di stop alle cure che lo tengono meccanicamente in vita. L’ultimo bollettino non lascia spazio alla speranza: “stato di coma profondo”. Una tragedia, alimentata da ciò che emerge. E dalle notizie di quel primo crollo di cui ha parlato un testimone, un disoccupato che vive in una casa di proprietà del Comune sul tetto della Galleria. Furono contattati i vigili del fuoco. Ci fu un sopralluogo. Poi, più nulla. L’inchiesta chiarirà anche questo. Oltre alle responsabilità. Rispetto alle quali si profila un concorso di colpe. C’è la negligenza, di fondo, di chi avrebbe dovuto provvedere alle messa in sicurezza. A Palazzo San Giacomo la polizia giudiziaria ha effettuato un blitz all’Ufficio Sicurezza Abitativa e all’Ufficio Tecnico del Patrimonio per acquisire tutta la documentazione disponibile. Dalla stessa casa del Comune, si affrettano a precisare: “Siamo titolari della copertura della Galleria Umberto, della manutenzione del vetro e dell’acciaio, del pavimento in marmo e del livello ipogeo. Il resto è proprietà privata”. Il contrario di quanto sostenuto dall’altra campana, ovvero dagli gli amministratori dei due condomini su cui insiste la galleria e che in Procura hanno esibito la propria documentazione. Restano dunque da attribuire le responsabilità. Perché di negligenza s’è trattato. Di un’incuria all’origine dell’uccisione, perché di quello si tratta, di un ragazzino di 14 anni.
(giuseppe porzio)
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