Napoli, 2 luglio 2014 – Due filoni: l’uno riguarda conti che non tornano, l’altro fa capo al rogo di uno dei poli più avveniristici del Mezzogiorno. Città della Scienza, vanto e spreco nel contempo, ridotta a tizzone in una notte, la notte tra il 3 e il 4 marzo del 2013. Tra congetture, teoremi inquirenti e quei poteri oscuri ipotizzati dal sindaco De Magistris, alla fine la pista buona potrebbe essere quella battuta fin dalla prima ora: la pista interna, dall’esecuzione del rogo, alla pioggia di denaro che l’incendio ha provocato. C’è un indagato: è il custode, uno dei due vigilanti alle dipendenze del Polo Museale, dunque della Fondazione Idis che lo gestisce. L’uomo era in servizio quella notte di fuoco e fiamme. Si chiama Paolo Cammarota, ha 38 anni. Ma non ha fatto tutto da solo. Non avrebbe potuto: sei i focolai divampati quasi negli stessi istanti. Dunque, ci sono complici, ufficialmente da identificare. E c’è poi la mano, in qualche modo, della camorra. Lo si legge interpretando l’accusa: Cammarota è accusato di incendio doloso aggravato dall’articolo 7, che sta per cioè quella di aver favorito interessi di natura criminale. L’uomo è già stato sentito, un anno fa, e anche messo a confronto con un altro suo collega. Le versioni dei due vigilantes confliggevano in alcuni punti. Il movente? Si pensa sia economico, coniugandolo con la crisi in cui versava il polo museale, che da mesi, prima del rogo, non pagava alcun dipendente. Compreso il vigilante. Una situazione di stallo sbloccatasi alla luce di un forte risarcimento assicurativo. Città della Scienza, infatti, dal 2009 aveva una polizza contro gli incendi dolosi. Non solo, soldi sono arrivati da enti pubblici, da fondi europei e sottoscrizioni alla luce del disastro. Per non scordare quei 44 milioni di fondi Cipe sbloccati di recente. Resta in salita il lavoro di ricostruzione dei pubblici ministeri, Michele Del Prete e Ida Teresi. Si diceva di un altro filone, emerso nello stesso giorno in cui è venuta alla luce la notizia del custode sotto indagine. Da 24 ore uomini della Mobile e della Digos stanno passando al vaglio un bel po’ di incartamenti e conti acquisiti negli uffici della Regione Campania. C’è un incrocio non da poco con l’inchiesta sul rogo: fa riferimento alla causale “economico-finanziaria”. Investigando su questi aspetti, la Procura si è accorta, su analisi di un consulente, che vi era il sospetto di alcune irregolarità nei conti della Fondazione e in alcune spese ritenute “non congrue”. Al fine di accertare l’esistenza di eventuali zone d’ombra, è scattata quindi l’acquisizione di documenti eseguita della Digos. Gli atti richiesti dalla Procura riguarderebbero, in particolare, il periodo compreso tra il 2002 e il 2004. Ma è ovvio che i controlli del consulente della Procura si estendono su un periodo molto più ampio che arriva fino alla notte del grande incendio che distrusse il Polo Museale.
(giupor)
RSS feed for comments on this post. TrackBack URL