Napoli, 24 marzo 2014 – Se per molti fa notizia, per la gran parte non sorprende. Il Partito democratico ha un problema con le primarie? Non è certo la prima né forse sarà l’ultima volta. E il flop delle primarie di Torre del Greco, nel marasma confusionario democrat, è solo un sassolino nel deserto. Il problema, ora, è la presidenza. Ancora alla ricerca di un nome. Insomma, l’era Renzi vede un partito, in Campania, senza capo né coda. E lo stesso sindaco di Napoli De Magistris, che sta provando da mesi a imbarcare consensi Pd, si smarca e prende ora le distanza. Annunciando che alle Europee non andrà a votare e che non farà campagna elettorale. Ma mentre le sfide decisive sono dietro l’angolo, da queste parti il Pd si dimostra anche di eleggere neanche il suo presidente regionale. Oggi il partito si presenta frazionato in un ginepraio di correnti e sottogruppi, lacerato da estenuanti trattative. E il fallimento della nomina per il vertice dell’assemblea regionale non è un incidente di un percorso appena avviato dal segretario campano neoeletto Assunta Tartaglione.
E a breve il doppio test, elezioni europee e amministrative nel segno di Renzi premier, eppure in Campania si stenta a tracciare una nuova pagina e a porre le basi per prove determinanti: la scelta di un candidato governatore, in meno di un anno; e quella, successiva e assai più complessa, dell’individuazione di un candidato per Palazzo San Giacomo, la cui maggioranza in consiglio vacilla ormai pericolosamente.
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