Napoli, 25 febbraio 2016 – Per un ex magistrato che entra (si fa per dire), ce n’è un altro, sempre ex togato, che viene fatto fuori. Il realtà il secondo la toga era tornato ad indossarla, ma non per fare l’inquirente, bensì per sedere, o provare a farlo, sul banco di chi rappresenta una parte offesa. Ma Antonio Di Pietro non sarà legale di parte civile di Italia dei Valori al processo sulla compravendita dei senatori: imputati Silvio Berlusconi e Valter Lavitola, entrambi accusati di corruzione, per aver girato tre milioni di euro all’ex senatore Sergio De Gregorio (che ha patteggiato una condanna a venti mesi), per dare la spallata definitiva al governo di Romano Prodi. Sarebbe stato interessante vedere l’uno contro l’altro, almeno una volta in aula, Di Pietro e il Cavaliere. ma ciò non avverrà. Nell’udienza che si è celebrata stamattina, infatti, il collegio di giudici del tribunale di Napoli non deciso di non ammettere la costituzione di parte civile del partito fondato proprio dall’ex pm di Mani Pulite. Di contro, lo stesso collegio ha invece accolto la richiesta di costituzione di parte civile avanzata dal Senato della Repubblica, il cui presidente, Pietro Grasso, è un ex magistrato. Mentre ha ammesso – anche se con riserva – la costituzione di parte civile di Forza Italia, assistita dall’avvocato Bruno La Rosa. È il primo atto adottato dalla prima penale collegio C, presieduta dal giudice Corleto. Ora la difesa di Berlusconi sta ponendo la questione di competenza territoriale. Tutto deliberato in apertura della terza udienza. Esclusi dal processo anche il Codacons e un gruppo di cittadini marchigiani.
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