Napoli, 29 gennaio 2014 – Bonifiche al palo nonostante i 117 milioni di euro spesi dal governo. E’ quanto emerge dal rapporto di Legambiente presentato ieri alla Camera. Già nel 1998 era forte la consapevolezza fossero necessari interventi di bonifica per rimuovere i veleni sepolti con il traffico di rifiuti o sparsi con l’incenerimento di sostanze di varia natura era già presente, almeno a livello istituzionale. Nacque, così, il sito di interesse nazionale Litorale Domitio Flegreo ed Agro Aversano: 77 comuni delle province di Napoli (28) e Caserta (49) per una superficie complessiva di circa 1.800 chilometri quadrati, pari a oltre il 13% del territorio regionale. Nel 2001 fu stipulato il contratto con Jacorossi, finalizzato appunto all’effettuazione delle bonifiche in quella che oggi tutti conoscono come Terra dei fuochi. Centodiciassette milioni di euro il finanziamento previsto per le bonifiche, all’epoca. La società fu scelta senza gara di appalto ed ottenne una serie di benefici fiscali e di imposta, conseguenti all’impegno ad assumere e stabilizzare 380 ex lavoratori socialmente utili. Tredici anni più tardi, denuncia Legambiente, quando ormai Jacorossi è fallita e già si candidano nuove società per effettuare gli interventi previsti, siamo all’anno zero, o quasi. «Secondo il Piano regionale delle bonifiche della Campania — dice Giancarlo Chiavazzo, responsabile scientifico di Legambiente Campania — lo stato di avanzamento per i quasi 2.000 siti contaminati e potenzialmente contaminati censiti nell’ambito dell’ex Sito di interesse nazionale risulta in questi termini: nel 74% di essi non è stata svolta alcuna attività; e «Solo per lo 0,2% sono stati svolti o sono in corso gli interventi di bonifica». Cifre sconfortanti. Nel frattempo, il sito di interesse nazionale è stato declassato a sito di interesse regionale. Di nuovo, rispetto al 1998, c’è forse la consapevolezza, nell’opinione pubblica dell’urgenza di intervenire per recuperare la vivibilità in un territorio martoriato.
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