Napoli, 30 gennaio 2014 – La società civile, la scuola e la famiglia. Sono questi gli attori principali che giocano un ruolo fondamentale nel contrasto di fatti di cronaca come quello di due sere fa, quando tre ragazzi tutti minorenni hanno derubato di un telefono cellulare un loro coetaneo. Quest’ultimo ha reagito e uno dei tre lo ha accoltellato. Storie di ordinaria criminalità se non fosse che i tre delinquenti sono figli della Napoli bene, come la loro vittima. Il fatto è accaduto sul Lungomare di Napoli e non in una delle periferie del degrado. E’ questo il fattore che forse più spaventa chi deve prevenire la criminalità a Napoli, come sottolinea infatti il neo capo della Squadra Mobile partenopea Fausto Lamparelli, è più complicato prevenire fenomeni non legati alla criminalità organizzati ma figli di bravate adolescenziali con ragazzini che agiscono per noia, o forse per spavalderia. Questi i fatti: Martedì sera la vittima di 17 anni è in compagnia di un amico nella villa comunale, abbandonata e forse sempre troppo buia. Lo avvicinano in tre, tutti di età compresa tra i 16 e i 17 anni, il suo amico riesce a scappare, lui è costretto a consegnare il suo cellulare, poi, come racconta lui stesso, la rabbia prende il sopravvento per quel regalo fatta da sua madre con tanti sacrifici e reagisce. Uno dei tre lo ferisce con un coltello e lo lascia lì ferito. Il ragazzo originario del quartiere vicaria, viene ricoverato all’ospedale Loreto Mare, le sue condizioni non sono gravi. Subito parte la caccia ai tre. Uno di loro viene accusato di rapina aggravata e lesioni, gli altri due per detenzione e porto abusivo di armi. I tre avevano addosso anche alcune dosi di hascisc probabilmente per uso personale. Figli di buona famiglia, tutti e tre. Ed è questo che lascia sgomenti gli stessi genitori e le forze dell’ordine.
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