Santa Maria Capua Vetere, 15 ottobre 2013 – Riecco il suo nome esplodere nelle parole di un pentito. Si ripercorre l’era dei rifiuti, quella del business degli appalti per l’apertura di siti di stoccaggio, per il controllo, soprattutto, di quei carrozzoni di preferenze elettorali chiamati consorzi di bacino. E dei trasporti di spazzatura. Un unico grande affare, quello della monnezza, che ha arricchito clan e politici. Un business ricostruito in aula dalle rilevazioni del collaboratore di giustizia ed ex imprenditore Pietro Amodio, che ha parlato nell’ambito del processo Eco 4, Processo in cui è imputato, per concorso esterno in associazione camorristica, Nicola Cosentino. “Nel periodo dell’emergenza rifiuti non si facevano gare d’appalto – ha ricostruito Amodio – i servizi di raccolta e di bonifica venivano affidati direttamente, e le cariche all’interno dell’ente venivano date in seguito ad accordi politici stretti da Nicola Cosentino, che decideva ogni cosa nel consorzio; anche i clan inserivano i propri uomini. Le competenze non contavano – precisa il pentito – anzi nessuno, tranne rare eccezioni, aveva cognizioni tecniche nel settore, bastavano gli appoggi politici o camorristici”. “Il presidente del Consorzio – ha detto Amodio – era Francesco Cundari, messo lì da Cosentino”. Amodio ha fatto chiarezza sul presunto ruolo di dominus che avrebbe rivestito Cosentino anche nell’Acsa, e non solo nel consorzio del Ce4 del litorale domizio come sostengono altri pentiti, riportando un altro emblematico episodio, la trasformazione del Consorzio in spa, che avvenne tra la fine del 2003 e il 2004; in quel frangente era necessario che tutti i sindaci dell’ente, anche di centrosinistra, votassero il bilancio per poi poter cambiare forma societaria. “Fu Cosentino – ha aggiunto il collaboratore di giustizia – a convincere due sindaci di centro-sinistra come Filippo Fecondo (Marcianise) e Pasquale De Lucia (San Felice a Cancello) a votare il bilancio ma non so come fece. Con la nascita della spa si moltiplicarono gli incarichi, e i debiti di una delle società miste creata dal Consorzio con imprenditori privati (l’Econova in cui era presente Nicola Ferraro, condannato per concorso esterno, ndr) furono accollati all’ente”.
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