L’Aquila, 1 ottobre 2013 – Praticamente un atto di pura burocrazia. Rito abbreviato e riduzione della pena al massimo previsto per la tipologia di procedimento. Niente più carcere a vita, ma trent’anni di carcere, così come da codice. Nessuna perizia ulteriore, nessun colpo di scena. Anche per i giudici di secondo grado Salvatore Parolisi è l’assassino Melania Rea. La Corte d’Assise d’Appello dell’Aquila ha confermato la colpevolezza del caporalmaggiore per l’uccisione della moglie. Un delitto consumato il 18 aprile del 2011 nel boschetto delle Casermette di Ripe di Civitella del Tronto, in provincia di Teramo. In primo grado, il 26 ottobre 2012, Parolisi s’era beccato l’ergastolo. Ieri, nell’ultima delle tre udienze del processo d’Appello, svoltosi a porte chiuse, la pena è stata convertita in 30 anni per effetto del rito abbreviato, secondo quanto spiegano fonti della difesa in attesa di leggere le motivazioni della sentenza. In primo grado i giudici avevano concluso per il carcere a vita con l’aggiunta della pena accessoria dell’isolamento diurno: condizione che, nonostante il rito abbreviato, aveva determinato ugualmente la condanna all’ergastolo di Parolisi. E la conferma dell’ergastolo era stata chiesta mercoledì 25 settembre alla prima udienza dal procuratore generale, Romolo Como. Per mamma Rea, commossa, ”giustizia è fatta”. Michele, fratello di Melania, pensa alla nipotina, solo 18 mesi all’epoca della morte della mamma: “Sicuramente saprà la verità quando sarà il momento e mia sorella ci aiuterà da lassù”. “Giudichiamo molto positivamente la sentenza – commenta il legale dei Rea, Mauro Gionni – Parolisi resta colpevole, la famiglia ha accolto molto favorevolmente il verdetto”’. “Abbiamo lottato per arrivare fin qui, abbiamo creduto nella giustizia, ora è arrivata questa sentenza tanto attesa”, aggiunge Michele, l’unico dei familiari di Melania, fuggiti in auto subito dopo la sentenza, che ha avuto il coraggio di affrontare i cronisti. E Michele ripete: “Salvatore ha riportato questa ennesima condanna pesante, e sebbene resti sempre una sconfitta per la vita, resta una vittoria per la giustizia”. Nessun commento dai sei giudici popolari che hanno pronunciato la sentenza dopo nove ore di Camera di Consiglio. Tranne uno, che s’è lasciato sfuggire un laconico: “È stata dura”.
(giuseppe porzio)
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