Napoli, 28 agosto 2013 – E’ l’altra campana che torna a suonare. Il giovane ambulanziere rapinato a Posillipo. Tocca a lui parlare, dopo che la Procura, sulla scorta di immagini e intercettazioni, ha disposto gli arresti domiciliari in calce all’ipotesi di reato di omicidio preterintenzionale. Accusandolo di aver inseguito e ucciso due dei quattro componenti della gang che poco prima aveva rapinato lui e la sua ragazza, appartati in auto. Leonardo Mirti, assistito dall’avvocato Bartolo Senatore, ha risposto alle domande del giudice per le indagini preliminari Umberto Lucarelli. Ha detto di aver perso il controllo dell’auto, di non aver capito nulla, di non essersi accorso dell’impatto e che non era sua intenzione ammazzare Alessandro Riccio ed Emanuele Scarallo, sospettati di aver partecipato come pali alla rapina di cui Mirti è rimasto vittima con la fidanzata. “E’ stato solo un incidente”, ha ripetuto più volte cercando di chiarire quanto era successo la notte tra sabato 10 e domenica 11 tra il parco del Virgiliano e via Posillipo. Restano quelle immagini immortalate da circuiti di videosorveglianza privati, disseminate lungo via Posillipo. Immagini che mostrano la Smart sfrecciare a folle velocità lungo la via a davanti lo scooter con i due ragazzi a bordo. “Sto male per quanto è successo. Sono tremendamente dispiaciuto”, ha ripetuto più volte nel corso dell’interrogatorio durato alcune ore. Per ora resta recluso ai domiciliari in attesa di una istanza da presentare al tribunale del Riesame. Nel frattempo la famiglia di uno dei due ragazzi morti, Emanuele Scarallo, ha deciso di nominare un avvocato difensore e di chiedere di costituirsi parte civile nel corso di un eventuale dibattimento.
(giuseppe porzio)
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