Portici, 14 maggio 2013 – La quarta tacca del giorno che Portici non dimenticherà era il consorte dell’unica indagata del crollo della processione di San Ciro. Michele Fiengo non ce l’ha fatta. Era anche lui su quel balcone al primo piano di Palazzo Gioacchino Evidente, al civico 93 di corso Garibaldi, in attesa del passaggio della processione assieme ai familiari. Accando a Michele, c’erano Maria Vela e Aniello Scognamiglio, le atre tre vittime vittime della tragedia. Michele era il marito di Liliana Vela, intestataria di quell’appartamento simbolo del giorno più nero per la cittadina vesuviana. Il cui emblema, ancora oggi, è una ringhiera sprovvista di quei trecento chili di pavimento in pietra lavica venuti giù in due pezzi e a distanza di pochi istanti l’uno dall’altro. Lì’indagine della Procura punta a individuare le cause. Proprio sul fronte delle indagini, i prossimi giorni dovrebbero essere decisivi. Chiusa la parentesi degli accertamenti medici, già nelle prossime ore potrebbero essere nominati i consulenti tecnici che possano affiancare i pubblici ministeri Di Dona e De Luca nell’accertamento delle cause del crollo. Appare sempre più verosimile che a provocare il cedimento siano stati dei recenti lavori di ristrutturazione all’interno dell’appartamento. Va verificato se a causare una spaccatura nel pavimento del balcone siano state le opere di ripavimentazione interna. Ma l’attenzione della comunità è ora rivolta alle condizioni degli altri feriti. Ancora gravi le condizioni di un altro componente della famiglia Vela, Franco, per il quale nei giorni scorsi sono insorte complicazioni respiratorie che i medici stanno cercando di fronteggiare. Sta meglio la 17enne travolta dal crollo mentre passeggiava in compagnia della sorellina, che per fortuna non ha riportato gravi traumi. Resta ricoverata Mariarosaria Taurasi, 59 anni, per lei la prognosi non è stata sciolta. Anche Mariarosaria è stata travolta da calcinacci e pietre piovuti giù dal balcone di palazzo Gioacchino Evidente.
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