Napoli, 5 aprile 2013 – Che la Tarsu aumenti pure, che cambi nome e la si definisca Tares, nulla cambia per la metà dei napoletani. Che nel frattempo la tassa sulla spazzatura, per provocazione (pochi) o perché soldi non ne hanno (la maggior parte) non la pagano affatto. E’ quanto emerge da uno studio commissionato da Palazzo San Giacomo ai suoi tecnici, che hanno incrociato i dati degli uffici anagrafe e di quelli tributari. Controlli che si sono intensificati negli ultimi due mesi, contestualmente a strategia in atto per combattere gli evasori. Una di queste, ad esempio, è il “blocco anagrafico”. Che vuol dire stop al rilascio di documenti, da parte del Comune, se l’interessato non abbia regolarizzato il pagamento della tassa dopo la terza lettera formale di sollecito. Nel frattempo, dai controlli già effettuati, è emerso che circa il 60% delle famiglie residenti in città, ovvero 228mila nuclei, è in regola con il pagamento della Tarsu, mentre il 40%, ovvero le restanti 152mila famiglie, evadono il pagamento della tassa sui rifiuti. Ma Le sorprese non sono finite. Incrociando i dati in possesso dell’amministrazione con quelli nella disponibilità dell’Arin, emerge che ci sono circa 450mila contatori attivi in città. Tradotto: ai 152mila evasori si aggiungono 70mila famiglie (la maggior parte con l’affitto a nero e dunque causa di altre tasse evase) che non sono tracciate. La prima somma è presto tracciata: il totale degli evasori porta a far calcolare alle casse di palazzo San Giacomo un mancato gettito di 51milioni di euro ogni anno.
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