Napoli, 23 febbraio 2013- Si è concluso con sette condanne, di cui quattro all’ergastolo, il processo per l’omicidio di Raffaele Granata, il titolare dello stabilimento balneare “La Fiorente” di Licola assassinato nel 2008 dal gruppo di fuoco del boss Giuseppe Setola, capo dell’area “stragista” del clan dei Casalesi, perché si era rifiutato di pagare una tangente e aveva denunciato i taglieggiatori. La Corte d’assise di Santa Maria Capua Vetere ha inflitto l’ergastolo allo stesso Setola, ad Alessandro Cirillo, Giovanni Letizia e Carlo Di Raffaele; ventotto anni a Ferdinando Russo; cinque a Loran John Perham; dodici anni al collaboratore di giustizia Oreste Spagnuolo, le cui dichiarazioni, come aveva sottolineato il pm Cesare Sirignano nella requisitoria, sono state determinanti per smantellare il gruppo di Setola. La pubblica accusa aveva chiesto l’ergastolo per tutti gli imputati ad eccezione del pentito. L’omicidio di Raffaele Granata, padre dell’allora sindaco di Calvizzano, fu uno dei numerosi agguati che tra il 2008 e il 2009, nel corso della latitanza di Setola, insanguinarono la provincia di Caserta. Il delitto avvenne nell’ambito della strategia di sangue messa in atto dal clan dei Casalesi da maggio ad ottobre del 2008 che produsse 18 omicidi tra le province di Napoli e Caserta, in particolare di persone che avevano denunciato il racket; dal procedimento è infatti emerso, anche grazie alle dichiarazioni del pentito Biagio Di Lanno, come il vero obiettivo dei killer non fosse il 70enne, ma il figlio Massimo Granata, che non si piegò alla richiesta estorsiva degli emissari di Setola. La Corte ha riconosciuto all’associazione antiracket Fai costituitasi parte civile nel processo un risarcimento a titolo di provvisionale pari a 50 mila euro.
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