Napoli, 23 febbraio 2013 – E’ proprio vero che a caval donato c’è poco da guardare in bocca. E lui non l’ha fatto. Che ne potevo sapere, è stato il senso delle parole di Marcello Dell’Utri, che non se l’è sentita di starsene zitto. Niente formula “mi avvalgo della facoltà di non rispondere”. A sette mesi dall’ultimo incontro con i pm di Napoli, Marcello Dell’Utri ha fornito una versione dei fatti sulla storia dei libri rari presi in regalo dalle mani dell’ex direttore della biblioteca dei Girolamini. Incontro pomeridiano per il senatore Dell’Utri, da mesi accusato di concorso in peculato per aver ricevuto testi ritenuti trafugati a Napoli dal complesso di via Duomo. Faccia a faccia con il procuratore aggiunto Gianni Melillo, che coordina un pool di pm al lavoro sul sacco di testi antichi dalla biblioteca napoletana. Assitito da legali di fiducia, Dell’Utri ha provato a rimarcare la sua estraneità rispetto all’ipotesi di essere stato il socio di riferimento di De Caro. Una scelta, quella di rispondere alle domande dei pm, che va collocata comunque in un atteggiamento di disponibilità al confronto con i pm, come emerge dalla recente restituzione di Dell’Utri di alcuni testi di sicura provenienza napoletana. Li ha rilasciati tutti tranne uno, un testo che manca all’appello e che resta uno dei beni più preziosi spariti dalla biblioteca napoletana: una edizione cinquecentesca della Utopia di Tommaso Moro.
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