Napoli, 12 febbraio 2013 – La guerra è sulle cifre. Numeri ingrati in tempi di crisi. Numeri che dicono che Napoli, in fatto a burocrazia, spende. E tanto. E non c’è dichiarazione istituzionale che tenga o che giustifichi. I dati li snocciola il Sole24Ore. E sono dati della commissione per l’attuazione del federalismo fiscale, un organismo che mira a individuare il “costo giusto” dei servizi comunali per definire i “fabbisogni standard” delle amministrazione in base ai quali dovrebbero essere ridefiniti i futuri trasferimenti. Ebbene, quello che emerge è che a Napoli è concentrato il 38 per cento degli sprechi italiani, a fronte di un taglio del 5 per cento. In soldoni, Palazzo San Giacomo spende 344 milioni in servizi generali, che sono, ad esempio, i costi dell’ufficio entrate, dell’anagrafe, dello stato civile, dei servizi tecnici, della statistica. Lo stesso orbano informa che, con un sistema corretto, lo stesso Comune dovrebbe spendere poco più di 226 milioni. La differenza, con gli stessi conti alla mano, è pari a 118 milioni e 500 mila, ovvero 52,4 per cento in più. Si rabbrividisce se si pensa che Roma, seconda in classifica dopo Napoli, spende 890 milioni e 400 mila, mentre secondo i nuovi parametri ne dovrebbe sborsare 827 milioni, con una differenza del 7 per cento pari a 63 milioni di euro. Dagli spreconi ai virtuosi. E, in tal caso, la collocazione geografica non c’entra. Bari e Torino, ad esempio, si trovano a due opposti poli dello stivale. Eppure il capoluogo pugliese spende in macchina burocratica 42milioni e 300 mila euro, mentre ne potrebbe spenderne oltre 70 milioni e rotti, ovvero quasi 29 milioni di euro in più. A Torino la spesa è pari a 140 milioni di euro, mentre in base ai fabbisogni standard potrebbe spenderne invece 222 milioni. In tema di sprechi, e tornando alle nostre terre, non sta messa meglio la Salerno dell’amatissimo Enzo De Luca, che figura all’undicesimo con una spesa effettiva di 28 milioni e 900 mila a fronte di una standard di 24 milioni. Chi sta bene, in Campania, è Benevento, ma solo perché i conti si pareggiano. Prova a difendersi, in qualche modo, l’assessore al Bilancio Palma, secondo il quale “bisognerebbe cominciare a mettere per strada 800 persone, ma non sono questi i tempi per creare disagio sociale”. E riecco all’attacco l’ex assessore al Bilancio Riccardo Realfonzo, silurato da De Magistris, che sostiene di aver avuto tra le mani la ricetta antisprechi ma che, sottolinea, “come tante altre promesse della campagna elettorale, è rimasta lettera morta”.
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