Napoli, 18 gennaio 2013- Non si ferma l’inchiesta sui fascicoli insabbiati al tribunale di Napoli. Ieri il nuovo blitz della Guardia di Finanza aveva nel mirino gli uffici del tribunale di sorveglianza. Un blitz in piena regola che dalla Corte d’Appello del tribunale si è spostato al tribunale di sorveglianza. Necessario verificare misure alternative al carcere, stanze di liberazione anticipata, o differimenti di pena. L’obiettivo dei pm che seguono l’indagine verificare, alla luce delle prime ammissioni e soprattutto filmati ed intercettazioni se anche in questo settore ci siano state manomissioni. Si perché dalla cella i tre indagati hanno iniziato a fornire dichiarazioni ad ammettere responsabilità. Tra queste il 45enne tutto fare degli affari giudiziari che dal momento dell’arresto si trova in un padiglione dell’ospedale Cardarelli per un malore. Ha dichiarato di non essere il promotore di un’associazione a delinquere ma avrebbe riconosciuto i singoli episodi che gli sono stati contestati. Parziali ammissioni anche dall’ impiegato in forza alla sesta sezione della Corte d’Appello di Napoli che ha fornito uno spaccato chiaro ed inquietante del tribunale in cui esiste un pool di faccendieri e gente improvvisata che si mischiano a persone oneste. E ha ammesso di aver ricevuto soldi ma che i fascicoli in questione rimanevano fermi indipendentemente dalla sua volontà. Vale a dire per i ritardi fisiologi della giustizia napoletana. Ieri è toccato anche al dipendete del registro generale della corte d’appello, che ha ammesso un solo addebito partendo da una premessa: che tutto il sistema è computerizzato e quindi non aveva alcuna facoltà di ritardare i processi.
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