Napoli, 28 dicembre 2012 – Posti di lavoro che si perdono. E posti che non si creano affatto. Un dramma senza fine quello del diritto dei diritti che viene negato. Con buona pace per una Costituzione osannata a partire dalle sua fondamenta e dal suo “articolo 4” che non trova applicazione fin dalla creazione. Stringendo a soli cinque– dal 2007 al 2011 – ed ai soli confini della Campania, si scopre che sono andati persi ben centosessantamila posti di lavoro. Che rappresentano quasi la metà dell’intero Sud, la cui quota di nuovi disoccupati ammonta a 330mila unità. Una fotografia spietata quella scattata da Check Up Mezzogiorno e pubblicata da Confindustria e da Studi e ricerche per il Mezzogiorno . Nel complesso, in cinque anni, fino al 2011, il Sud ha fatto segnare una riduzione complessiva del Pil di 24 miliardi. Un’analisi che ha fatto luce anche sui primi due trimestri del 2012, durante i quali la disoccupazione, rispetto all’anno precedente, è cresciuta in Campania dal 13,6 al 17,4. In calo le imprese individuali e quelle delle società di persona, mentre crescono le società di capitali, Ma la stangata maggiore ha colpito soprattutto il settore delle imprese edili. Ad illustrare la dura crisi dei costruttori ci aveva pensato, nei giorni scorsi, il presidente di Acen Campania, Rudy Girardi, che ha denunciato settemila posti persi in quattro anni nella sola città di Napoli. Ottimisti il governatore Caldoro e l’assessore regionale alle politiche del lavoro, Nappi, che sottolineano i primi benefici del piano lavoro varato da Palazzo Santa Lucia. A cominciare dai dati, con il segno più, in fatto di occupazione femminile e di crescita del settore industria.
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