Napoli, 5 dicembre 2012 – L’ex capoclan Salvatore Lo Russo, oggi collaboratore di giustizia, fu fermato a Viterbo mentre aveva con sé 200 mila euro per giocare al casinò di Sanremo ma fu rilasciato, secondo l’accusa, dopo una telefonata all’allora capo della squadra mobile di Napoli Vittorio Pisani, del quale era informatore e al quale chiese di aiutarlo. La circostanza, così ricostruita dai pm, è emersa durante l’udienza del processo su riciclaggio e ristoranti in cui Pisani è imputato di favoreggiamento, rivelazione di segreto, abuso d’ufficio e falso. Sempre secondo la ricostruzione dei magistrati della Procura antimafia, Pisani contattò l’allora capo della squadra mobile di Viterbo Salvatore Gava, chiedendogli di lasciare andare Lo Russo in quanto stava indagando su di lui e sostenendo che un eventuale fermo avrebbe compromesso le indagini. L’accusa sostiene però che su Salvatore Lo Russo la polizia napoletana non stava indagando. Tre i testi indicati dalla difesa ascoltati nel corso dell’udienza di ieri, i tre magistrati che si sono occupati di indagini sulla criminalità organizzata. La vicenda di Viterbo è emersa dall’esame del pm Barbara Sargenti, che dal 2005 al 2010 fu in servizio alla Dda di Napoli e coordinò una delle due indagini sul clan Lo Russo, quella che fu delegata dallo stesso magistrato proprio alla squadra mobile di Pisani. La Sargenti ha riferito di non essere a conoscenza della circostanza, sottolineando, inoltre, che in Procura era noto a tutti i magistrati dell’Antimafia che Lo Russo fosse un informatore di Pisani. In precedenza erano stati sentiti gli ex pm Filippo Beatrice, oggi alla Direzione nazionale antimafia, e Luigi Alberto Cannavale, che oggi è in servizio alla procura generale. Cannavale ha riferito che, nell’estate del 2008, poiché la Sargenti, titolare del fascicolo, aveva dovuto improvvisamente assentarsi per motivi di salute, Pisani gli chiese di farsi assegnare il fascicolo in codelega, in maniera da accelerare la richiesta di misure cautelari nei confronti del clan Lo Russo. L’ex dirigente della Mobile, infatti, aveva da poco portato a termine operazioni contro i clan Licciardi e Contini e non voleva dare l’impressione che “trascurasse” il clan Lo Russo a causa dei suoi rapporti con il boss informatore. Ma Cannavale, per motivi tecnici, non poté farsi codelegare, ma si fece portavoce dell’istanza di Pisani presso l’ex coordinatore della Dda, Franco Roberti, che assegnò la delega a un altro pm.
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