Napoli, 17 novembre 2012 – Trasporti al collasso in Campania. E non fanno eccezione neppure quelli marittimi a partire dalla Caremar la società che gestisce i collegamenti marittimi nel golfo di Napoli, nei giorni scorsi interrotti perché i mezzi erano rimasti senza benzina. Una situazione paradossale che mise in ginocchio i comuni di Capri e Anacapri che dovettero utilizzare mezzi privati per consentire di raggiungere la terra ferma soprattutto ai pendolari. La benzina ora è arrivata ma basterà solo fino al prossimo 26 di novembre, dopodiché si rischia una nuova paralisi. Dalla Regione Campania arrivano le motivazione dello scempio marittimo: si aspettano infatti 8 milioni di euro dal fallimento della Tirrennia ma per ora ne sono stati elargiti solo 4, insufficienti a coprire anche i soli costi di gestione. E intanto continua il braccio di ferro tra palazzo Santa Lucia e le associazioni dei pendolari a partire dalla aut mare in riferimento alla gara indetta dall’ente per la privatizzazione della Caremar così come chiesto dall’unione europea. Ma isolani e cittadini non ci stanno perché temono che eliminare anche l’unico servizio di collegamento pubblico significherebbe lasciare il fianco al monopolio di prezzi e gestione che già vige nelle acque del golfo. Dalla Ragione arriva la risposta: privatizzare non vuol dire affatto abbassare la qualità o aumentare il costo, anzi è l’esatto contrario. Ma le associazione annunciano battagli contro la gara d’appalto già indetta dalla squadra di Caldoro, e dall’assessore regionale ai trasporti Sergio Vetrella. Su questo punto interviene l’ufficio legale di palazzo Santa Lucia che afferma l’illegittimità della aut mare a chiedere l’annullamento di gara. Insomma un braccio di ferro duro e nei trasporti dopo il fallimento dell’Eavbus, la società su gomma sempre di proprietà della Regione Campania si teme un effetto domino che pare sia già anche cominciato.
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