Napoli, 29 agosto 2012 – Come nel Risiko, una guerra per la conquista degli spazi. In questo caso, delle piazze. Piazze di spaccio, che macinano euro a centinaia di migliaia al giorno nonostante la crisi. Il supermarket della droga più florido è sempre qui, in tutta l’area settentrionale di Napoli. Ma il cuore della nuova faida continua ad essere Scampìa. E quando è guerra, c’è chi cerca e trova riparo. Come Gianluca Giugliano, 31 anni, una carriera nello spaccio, consegnatosi alla polizia perché ricercato, ma soprattutto per scampare ai killer. “Dopo Gaetano Marino sarebbe toccato a me”, ha confidato agli agenti. Giugliano ha deciso di pentirsi e di raccontare tutti i retroscena della nuova faida. Le sue prime parole sono state premonitrici dell’agguato di ieri alle Case Celesti, una piazza che, nelle rivelazion a verbale di Giugliano, “ormai fa molta gola, è tornata a girare a grandi livelli. Chi ha ucciso a Terracina – sostiene il neo collaboratore di giustizia- l’ha voluta togliere dalle mani di Gaetano Marino e del fratello Gennaro “Mckay”. Io – rivela ancora Giugliano – sono passato di grado, non spaccio più, sono entrato nella “quota”. Ogni mese, i Marino mi passano 150 mila euro. Però adesso rischio la vita. Dopo Gaetano, come bersaglio io venivo subito dopo: perché sono sempre stato fedelissimo ai Marino. Perciò ho deciso di togliermi di mezzo. Prima che mi facciano fuori loro”. Eccolo l’incipit di un uomo che aveva le carte per diventare boss, se non fosse stato assassinato prima. Giugliano snocciola agli inquirenti tutti i numeri del grande affare droga. A cominciare dalle buste paga dei colonnelli dello spaccio: centocinquantamila euro al mese per un luogotentente ai vertici, come Giugliano. Ma si arriva fino 300 mila per uno del calibro di Gaetano Marino, moncherino, giustiziato la scorsa settimana a Terracina. Giugliano sarà ascoltato ancora. Gli inquirenti puntano a ricostruire, dalle sue parole, gli assetti della nuova geografia criminale di Scampìa e Secondigliano. Si calcola che siano almeno cinque i gruppi in guerra tra loro: la cosca Abbinante-Abete-Notturno, ovvero i primi scissionisti dei Di Lauro, i Marino decapitati, con un fratello ucciso e un altro, Gennaro, al regime di carcere duro, il gruppo di Antonio Leonardi e il temibile clan della Vanella Grassi, con i fratelli Magnetti e il braccio armato Antonio Mennetta. Per non scordare il rampollo di Paolo Di Lauro, alias Ciruzzo ’o milionario, il superlatitante Marco Di Lauro.
(giuseppe porzio)
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