Napoli, 3 agosto 2012 – C’è sangue che torna vivo per Miracolo. E c’è sangue che sparisce. Ma non c’è miracolo né prodigio. Forcella lava via il sangue dei morti ammazzati dai suoi vicoli. E lo fa prima che arrivi la polizia. C’è da coprire un assassino, forse. O c’è solo da evitare altri morti. Perché forcella, nonostante le apparenti tregue, è sempre in guerra. L’ultima battaglia è l’agguato che ha visto perire Gustavo Nembrotta Menna, 47 anni, precedenti per associazione mafiosa e una vecchia ma consolidata affiliazione con il clan Mazzarella. A due giorni dal delitto agli uomini della Mobile appare chiaro che l’obiettivo non era lui, ma il genero, il 31enne pregiudicato per droga Emanuele Tarantino, centrato dai proiettili per tre volte. Mancava il colpo di grazia, ma il suocero si è messo tra lui e i killer, che gli hanno esploso una pistolettata al volto, uccidendolo sul colpo. Tarantino lotta tra la vita e la morte. Si prova a ricostruire il delitto, ma prima che arrivassero gli uomini della Scientifica, qualcuno aveva già provveduto a ripulire la scena del delitto. Nessuna traccia di sangue in Vico delle Zite, per anni roccaforte dei fratelli Giuliano, per la gran parte pentiti. Nessun ogiva, nessun proiettile. Le indagini si concentrano allora sulle frequentazioni ultime di Tarantino. E sulla lotta per il controllo di Forcella. Una faida che, nell’ex regno dei Giuliano, vede ora contrapposti gli storici Mazzarella, e un gruppo di nativi di Forcella, gente guidata da esponenti delle famiglie Ferraiuolo e Stolder. Prima di due giorni fa, in questi vicoli non si sparava da due mesi. Era il 21 maggio quando, durante i festeggiamenti per la vittoria del Napoli alla finale di Coppa Italia contro la Juve, i killer, mescolati tra i caroselli, uccisero Giovanni Saggese, uomo vicino agli Stolder. L’agguato in piazza Calenda, cuore di Forcella.
(giuseppe porzio)
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