Napoli, 18 luglio 2012 – Gli obiettivi erano plurimi. A cominciare dall’individuazione del più vecchio degli espedienti: evitare di pagare le tasse. Tasse di successione, soprattutto. Il crack Deiulemar si riempie, di giorno in giorno, di pagine che vanno a chiarire cosa c’è dietro la presunta maxitruffa architettata dai vertici della compagnia di navigazione nei confronti di 13mila e più obbligazionisti di Torre del Greco che hanno investito risparmi in cambio di una ricevuta e una stretta di mano. Nell’inchiesta che ha portato, due giorni fa, ad arresti e sequestri, a dare man forte agli inquirenti della Procura di Torre Annunziata ci hanno pensato i funzionari dell’Agenzia delle Entrate. Che hanno fatto luce su di una serie di passaggi di mano per evitare che, trasmettendo società e beni agli eredi dei tre fondatori- Iuliano, Lembo e Della Gatta – si evitassero di pagare tante tasse di successione. L’obiettivo della Procura, che intanto ha ottenuto il sequestro di beni per oltre 300 milioni, è di poter giungere alla confisca di un patrimonio che, una volta dismesso, consenta di restituire i piccoli tesoretti investiti dai risparmiatori. La quota complessiva supera gli 800 milioni di euro. I passaggi principali sono stati intanto ricostruiti. Siamo nel 2005 quando 11 navi della Deiulemar Compagnia di Navigazione passano alla neonata Deiulemar Shipping spa. Beni che finiranno nelle Lussermburghesi Lamain e Poseidon Finance. La prima è partecipata da una società portoghese a sua volta partecipata da tre trust di diritto maltese. Un giro del mondo senza navi. Che torna al terminal di partenza: la Deiulemar compagnia di navigazione che, pur se svuotata di ogni bene, ha continuato ad emettere le obbligazioni, le ultime delle quali recano la data del gennaio scorso. Quando gli uffici vengono chiusi e i risparmiatori restano con un pugno di mosche. L’inchiesta va avanti per loro, giurano dalla Procura. Per sigillare del tutto e rivendere quei centocinquanta immobili targati Deiulemar: dalle ville degli armatori, all’Hotel Sakura, agli uffici dell’Inps e Palazzo d’Avalos a Napoli. E beni e conti sparsi all’estero. Molto di più di quegli 800 milioni da restituire a13mila torresi.
Giuseppe Porzio
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