Napoli, 28 giugno 2012 – Il botto è risuonato poco dopo le sette in questa palazzina in via Santa Maria a Cubito, a Giugliano. Il botto di un colpo di pistola. A terra resta un frugoletto, riverso nel suo sangue. Si chiamava Francesco, aveva appena tre anni. Il proiettile lo ha centrato al fianco sinistro e lo ha passato da parte a parte, uscendo dal petto. Per il piccolo, soccorso dai genitori e trasportato all’ospedale San Giuliano, non c’è stato nulla da fare. Un incidente, questo è quanto è emerso. Tutto da accertare, compresa la dinamica di questa immane tragedia. In un primo momento era trapelato che il papà di Francesco Giuseppe Panico, 37 anni, incensurato, professione idraulico, era intento a pulire la pistola, facendo partire il colpo accidentalmente. Gli investigatori hanno successivamente accertato che l’arma, una calibro 7,65 che l’uomo detiene con regolare licenza per usi sportivi e che utilizza per il tiro a segno, era custodita fra spalliera e materasso del letto matrimoniale. Le successive dichiarazioni rese dal padre dei bimbo e confrontare con gli accertamenti effettuati dalla scientifica dell’Arma nella stanza della tragedia, hanno disegnato una nuova ricostruzione: sembra infatti che il bimbo abbia visto la pistola, l’abbia impugnata, ma l’arma gli è caduta dalle mani sul pavimento, lasciando partire quel colpo mortale. Resta da capire perché, però, avesse il colpo in canna. Il padre della piccola vittima, ascoltato per tutto il pomeriggio alla presenza del suo avvocato, è indagato a piede libero con l’accusa di omicidio colposo. Il pubblico ministero ha poi interrogato per tutto il giorno parenti e vicini. In particolare, è stata ascoltata una residente nella palazzina che avrebbe fornito dettagli piuttosto interessanti per le indagini. Al momento della tragedia, in casa Panico c’era la madre del piccolo Francesco, Daniela Sabato, 30 anni, e la sorellina di sei anni. Gli unici testimoni di una morte tutta da svelare.
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