Napoli, 11 giugno 2012 – Don Guanella, Scampìa, Secondigliano e giù di lì sono state per anni le sue terre. Terre d’adozione. Terre dove, oltre a predicarla, il don la fede l’ha praticata. E i ragazzi, quelli destinati a finire nelle maglie del crimine, li ha riversati nei meandri della fede. Don Aniello Manganiello, che da quei luoghi fu mandato via per poi scegliere una pausa sabbatica, ora la voce la alza dalle terre che gli hanno dato i natali. Terre del Nolano. Terre dove pure si fa sentire la camorra. Dove, denuncia il prete anticlan, esistono “aggregazioni di sedicenti fedeli che costituiscono una zona grigia di contatto tra la camorra e la religiosità pagana”. Fedeli, o sedicenti tali, che s’industriano per raccogliere soldi che poi finiscono nelle tasche dei boss e vanno a nutrire i loro affari. Processioni, iniziative religiose. Una su tutte, la più sentita, la più popolare. La festa dei Gigli di Nola, dedicata alla memoria di San Paolino, il patrono della cittadina. “È una festa pagana – sbotta don Aniello – una festa che di religiosità non ha nulla. Mentre è palese l’ombra di interessi criminali”. Da qui, la richiesta che non ha per nulla il sapore di una provocazione: “In nome di San Paolino – si dice certo don Aniello – vengono raccolti soldi che poi finiscono ai clan, per questo chiediamo al vescovo di Nola di abolire la festa dei Gigli”. San Paolino festa che celebra fede e boss. L’accusa non resta isolata. Se si pensa ai Gigli di Barra e allo scandalo della presenza, in pompa magna e con tanto di bolide, del padrino di zona. E di quanto ha fatto discutere la “sosta” di San Catello sotto casa del boss di Castellammare, al punto che il sindaco Bobbio si trovò costretto a sfilarsi la fascia tricolore e a lasciare il corteo. E’ già partita una raccolta di firme, alla quale di può aderire attraverso Internet, sul sito “iconfronti.it”, e twitter (l’hashtag: #fermiamoiGigli). Ad ora a favore dell’abolizione della processione di Nola si è già espresso il 72% degli utenti.
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