Napoli, 24 maggio 2012 – L’artista. L’attore. Il simbolo. La napoletanità, una certa napoletanità, fatta pellicola e portata in giro. Ricominciando da tre. E chiedendo scusa per il ritardo. Con quelle frasi smozzicate, con quelle mezze parole dette e ritirate. Con la rassegnazione, ma pure la voglia di vivere. Massimo Troisi, l’artista, l’attore, simbolo di una napoletanità che prima d’allora seppe rappresentare e farne emulo il solo grande Totò. A diciotto anni quasi dalla scomparsa, Rosaria Troisi, sorella di Massimo, mette nero su bianco i ricordi che andavano tramandati nel libro Oltre il respiro. Massimo Troisi, mio fratello. Un testo, i cui proventi saranno devoluti all’associazione Italia solidale, che si concentra sull’aspetto più intimo e personale dell’attore e regista, lasciando il lavoro sullo sfondo.
“Sono appena terminate le riprese de Il Postino, Massimo è stanco e duramente provato dalla malattia che lo porterà a breve a una morte prematura. Alza il bicchiere e dice semplicemente: ‘Ricordatevi di me””. Rosaria lo ricorda così, con le parole-testamento di un uomo che sapeva che il tempo suo era finito. Ma non si era ancora estinto il tempo di far viaggiare il suo messaggio. Il messaggio di chi sa che dovrà vivere ancora. E farlo Oltre il respiro.
RSS feed for comments on this post. TrackBack URL