Napoli, 23 maggio 2012 – Il Governo non aiuta le istituzioni del Sud. E queste ultime se ne guardano bene dal tendere una mano alle famiglie. Nel dettaglio, fa sorridere il provvedimento del governo per accelerare i pagamenti delle pubbliche amministrazioni. O meglio, faceva sorridere fino a che non si è specificato che ad essere escluse dall’elenco dei creditori da onorare sono le quattro regioni con deficit sanitari eccessivi e sottoposte a piani di rientro. Dunque, Calabria, Molise, Lazio e, certo non ultima, la Campania. Non è ancora chiaro se l’esclusione delle Regioni sottoposte a piani di rientro riguardi i soli crediti della sanità, dove c’è il commissariamento, oppure si estenda anche al bilancio ordinario, e in tal caso sarebbe davvero inspiegabile. Frattanto, si fa l’equazione che più conta: se le regioni non avranno soldi, non saranno saldati i debiti con gli imprenditori. Che sono, oggi, quelli più infuriati, in quanto sono tra quelli che vantano maggiori crediti da parte delle amministrazioni pubbliche: “È del tutto inaccettabile questo provvedimento – sbotta Rudy Girardi, presidente dell’Acen – Si tratta di un’odiosa e inammissibile discriminazione a danno delle imprese campane che sono escluse dal pagamento delle loro spettanze”. E mentre monta la rivolta, prende forma la manovra economica di Palazzo San Giacomo. A Napoli arriva una stangata per i quelli con reddito medio alto, ovverosia quelli con un reddito che superi i 75mila euro. Lo si evince dai criteri della nuova Irpef modulare. Si scopre, infatti, che l’aumento, per i redditi superiori ai 75mila euro, è del 37 per cento. Chi ha quel reddito e nel 2011 ha pagato 450 euro di Irpef, oggi ne pagherà intorno ai 600. Esentati invece tutti i redditi fino a 10mila euro.
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