Napoli, 11 maggio 2012 – E’ la guerra dei poveri. La guerra che vede in strada, corpo a corpo, l’uno contro l’altro, il poveraccio vessato da tasse che non riesce più a sostenere e il poliziotto, manganello e casco, che riceve ordini e li esegue. Guerra combattuta in un lembo di strada tra manifestanti che dicono basta a quella che indicano come la ragione di ogni male: la società di riscossioni Equitalia. Corso Meridionale, ore 10. Tutto nasce pacificamente. Uno striscione, affisso al muro davanti all’ingresso principale della sede, recita: “Chiudere Equitalia subito”. E poi manifesti: “Fermiamoli, ora basta!”, “Pignoriamo Equitalia”.
Dopo un primo presidio, i manifestanti si concentrano in strada, bloccano la circolazione di auto e moto trascinando cassonetti e urlando: “Assassini”.
Una piccola delegazione entra nella sede dell’agenzia chiedendo a dipendenti e funzionari di calare le serrande e decretare la chiusura per lutto, alla luce degli casi di suicidio accanto a biglietti con accuse dirette all’agenzia di riscossione. E’ a quel punto che la tensione sale. Contro il rifiuto degli addetti Equitalia di chiudere gli uffici, un gruppo di manifestanti reagisce e lancia uova e vernice. Gli agenti rispondono con una prima carica. Ne scaturisce la guerriglia.
A un lancio di sassi dal marciapiede opposto, gli agenti del reparto mobile rispondono lanciando fumogeni. Poi, ancora, un nuovo corpo a corpo tra manifestanti e poliziotti. Un ragazzo cade a terra, ferito alla testa. Il bilancio è un bollettino di guerra: almeno una dozzina, tra agenti e manifestanti, contusi. In due, dall’una e dall’altra parte delle barricate, vengono trasportati in ospedale.
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